Bazoli: la governance di Intesa resterà duale Il no al dividendo? «Un atto di responsabilità»

Malgrado Mediobanca sia già tornata sui propri passi da un anno e che probabilmente lo farà presto anche il Banco Popolare per tagliare costi e sovrapposizioni di struttura, Intesa Sanpaolo non ha alcun rimpianto per aver abbracciato la governance dualistica. Al contrario la superbanca conferma la validità dell’assetto cosiddetto «alla tedesca», che aveva agevolato l’equilibrio dei poteri tra Milano e Torino ai tempi della fusione, e punta a migliorarlo. A ribadirlo sono il presidente del consiglio di sorveglianza, Giovanni Bazoli, e quello del consiglio di gestione, Enrico Salza nella lettera ai soci che correda il fascicolo di bilancio di Intesa Sanpaolo in vista dell’assemblea di fine mese.
Il modello dualistico, che «si fonda su una chiara distinzione di ruoli e competenze» tra il consiglio di sorveglianza e quello di gestione, si è dimostrato adatto «ad assicurare alla gestione» della banca «le migliori condizioni di prudenza e di funzionalità», spiegano Bazoli e Salza. Complici i rilievi di Bankitalia, i soci saranno comunque chiamati a modificare lo Statuto: una dozzina di articoli relativi, tra l’altro, all’assemblea, ai compensi e ai poteri dei consigli di gestione e di sorveglianza. Anche queste correzioni rispondono alla volontà di perfezionare il modello adottato, proseguono i due banchieri, per poi soffermarsi sul nodo del mancato dividendo per le azioni ordinarie. La causa di questa decisione è il turbine della crisi finanziaria e lo stesso fatto di aver chiesto ai soci di rinunciare alla cedola va letta come un «segno di responsabilità» dei top manager che puntano a «privilegiare il potenziamento della solidità» di Intesa. Bazoli e Salza ripercorrono quindi il percorso che ha portato la banca a ricorrere ai Tremonti bond (4 miliardi l’ammontare complessivo). In questo caso, l’obiettivo è «non risultare penalizzata» nella competizione con le concorrenti internazionali complice la «protezione» fornita dagli altri Paesi ai propri gruppi creditizi.
In ogni caso, secondo i due presidenti di Ca de’ Sass, è basilare che la finanza non si scolleghi dalle esigenze di famiglie e imprese. Ecco perché Bazoli e Salza considerano «un punto di forza» il radicamento territoriale di Intesa Sanpaolo.

«Se c’è una lezione che la crisi attuale ha insegnato a tutti, è che la finanza non deve perdere il legame con l’economia reale, rispetto alla quale essa si pone come strumento, sia pure prezioso e insostituibile», scrivono i due banchieri aggiungendo come la crisi abbia anche confermato la validità dell’aggregazione che ha dato vita a Intesa Sanpaolo.

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