da Milano
La banca centrale europea ha alzato i tassi di interesse di un quarto di punto al 3,25%. È la quinta volta in dieci mesi. E con tutta probabilità ce ne sarà un altro entro la fine dell’anno. Jean Claude Trichet ha infatti ammesso che il mercato si aspetta un ulteriore inasprimento e che la Bce non correggerà «questo sentiment». Viene dunque mantenuta la massima allerta sul rischio inflazione. Una minaccia che preoccupa il board della Bce, visto l’andamento positivo delle economie dei dodici Paesi che hanno adottato l’euro. I tassi nell’eurozona sono ora tornati allo stesso livello del dicembre 2002.
L’aumento del costo del denaro ha fatto scendere le quotazioni dell’euro, anche per la riduzione a due punti del differenziale di tassi con gli Stati Uniti (fermi ora la 5,25%). «Crediamo che la banca centrale stia seguendo un processo di normalizzazione per portare i tassi a breve termine vicini a un ipotetico livello neutrale che può essere compreso tra il 3,5 e il 4%», ha spiegato Vincent Van Esch, economista presso Ing Financial Market. Del resto il recente ribasso del prezzo del petrolio ha riportato le stime sull’inflazione dal 2,3% all’1,8%.
Le stime ufficiali della banca centrale restano più prudenti e continuano a indicare l’inflazione nella zona euro al 2,4% per il 2006 senza prevedere ribassi sotto il 2% fino al 2008. Inoltre un lieve rialzo del tasso di disoccupazione in Europa, passata dal 7,8 al 7,9%, ha rimosso alcune preoccupazioni su eventuali spinte inflative che potrebbero trarre spunto da aumenti salariali. La maggior parte degli esperti ora si attende un ulteriore aumento dei tassi a dicembre mentre una quota minoritaria ritiene che la banca centrale deciderà di alzare nuovamente i tassi nel primo trimestre 2007. La scelta dipenderà dal possibile scenario economico. Il prossimo anno infatti i segnali di rallentamento dell’economia americana dovrebbero prendere corpo. Influenzando così anche l’Europa, a sua volta colpita da politiche di bilancio restrittive a causa di una maggiore pressione fiscale già prevista in Germania e con la recente Finanziaria anche in Italia. Eppure, nonostante queste prospettive, la pressione sui prezzi resta elevata.
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