Rodolfo Parietti
da Milano
Jean-Claude Trichet aveva già messo tutti sullavviso la scorsa settimana, quando davanti allEuroparlamento aveva definito «ragionevoli» le aspettative di un rialzo dei tassi. E così è stato ieri, con la decisione della Bce di aumentare di un quarto di punto il costo del denaro, dal 2,25 al 2,50%. È il secondo giro di vite in meno di un trimestre, dopo il lunghissimo periodo - circa due anni e mezzo - della politica monetaria ingessata. E, con buona probabilità, non resterà un fatto episodico: il mercato valutario, dove ieri leuro è tornato sopra quota 1,20 dollari (non accadeva da quasi un mese), già sconta almeno un altro paio di strette nel corso del 2006 destinate a portare al 3% il saggio di riferimento.
Lo scenario congiunturale, del resto, appare ben delineato. Quasi da imporre allistituto di Francoforte scelte obbligate come quella presa ieri, giustificata da Trichet con «rischi per la stabilità dei prezzi che rimangono alti». Linflazione è attualmente al 2,4% e resterà oltre la soglia dallarme del 2% almeno fino alla fine del 2007, nonostante le «moderate» tendenze salariali nelleurozona. Il presidente della Bce considera «cruciale» lassunzione di responsabilità delle parti sociali ai fini della stabilità dei prezzi, ma è evidente che sia più preoccupato dalla variabile energetica. Futuri strappi delle quotazioni del petrolio sono infatti incorporati nelle nuove previsioni sullinflazione, collocata al 2,2% questanno e anche il prossimo (dai precedenti 2,1 e 2%).
Per Francoforte la politica monetaria resta ancora «accomodante», ma Trichet ieri, pur ribadendo che la banca centrale «non ha in programma ex ante» una serie di strette, ha anche detto che «faremo tutto il necessario per assicurare la stabilità dei prezzi». Frase più volte pronunciata, ma che ora acquista maggiore forza. Perché non è soltanto la dinamica dei prezzi a lasciare presagire ulteriori rialzi del costo del denaro. Nella manovra di avvicinamento allobiettivo della neutralità dei tassi, la Bce può contare sul miglioramento della situazione economica nella euro zona. E ciò lascia più ampi spazi di manovra. «Dovremmo vedere forti tassi di crescita nel breve termine. Lambiente esterno resta favorevole, fornendo sostegno per le esportazioni dellarea euro - ha spiegato il banchiere francese -. Ci si aspetta che gli investimenti privati restino forti». Proprio le più forti aspettative sugli investimenti hanno indotto lEurotower a migliorare le stime sullandamento del Pil elaborate nello scorso dicembre, suscettibili comunque di correzioni al ribasso «legate agli sviluppi del petrolio e agli squilibri globali». Per il 2006, la Bce prevede un ritmo di espansione compreso tra l1,7 e il 2,5% e fra l1,5 e il 2,5% per lanno prossimo.
Secondo Trichet, alleurozona manca però ancora il contributo dei consumi interni dopo il ruolo di motore svolto in prima battuta dalleconomia globale e successivamente dagli investimenti.
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