La Bce alzerà i tassi, nonostante la crisi

L’Ocse: eurozona in rallentamento a fine giugno

La Bce alzerà i tassi, nonostante la crisi

da Milano

Né le recenti turbolenze finanziarie, né la manovra di alleggerimento del costo del denaro decisa dalla Federal Reserve, hanno fatto cambiare idea alla Bce sugli indirizzi strategici: un rialzo dei tassi, previsto per settembre, rimane dunque la sola strada ritenuta percorribile per contrastare le spinte inflazionistiche. È stata la stessa Eurotower a precisare ieri in un comunicato che «la posizione del consiglio direttivo sulla politica monetaria resta quella espressa dal presidente il 2 agosto». In quell’occasione, Jean-Claude Trichet aveva sottolineato la necessità di una «forte vigilanza» per garantire la stabilità dei prezzi, formula che nel linguaggio dell’istituto indica l’imminenza di una stretta.
Il crollo dei mercati provocato dalla crisi dei mutui subprime, cui avevano fatto seguito ripetute iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali per scongiurare il pericolo di credit crunch e, soprattutto, la riduzione del tasso di sconto Usa, avevano però rimescolato le carte. E l’ipotesi di un rinvio a ottobre del giro di vite da un quarto di punto (dal 4 al 4,25%) aveva cominciato a prendere piede, considerato tra l’altro il rallentamento nel secondo trimestre della crescita economica nell’eurozona. Una decelerazione confermata ieri anche dall’Ocse: tra aprile e giugno, il Pil di Eurolandia è salito di un modesto 0,3%, rispetto allo 0,7% del trimestre precedente, con l’Italia inchiodata in ultima posizione (più 0,1%).
La precisazione di ieri dell’Eurotower non giunge quindi casuale, ma si prefigge un triplice scopo: da un lato, non creare false aspettative sui mercati; dall’altro, riaffermare ancora una volta l’autonomia dell’istituto proprio nel giorno in cui la Francia, attraverso il ministro dell’Economia, Christine Lagarde, è tornata a insistere con la richiesta di un taglio del costo del denaro; infine, indicare implicitamente che lo strumento della liquidità immessa nel sistema (altri 40 miliardi di euro ieri) è ritenuto sufficiente a normalizzare la situazione.
La capacità di arginare la crisi con “armi” tutto sommato convenzionali deve aver in qualche modo rassicurato ieri le Borse europee, tutte in rialzo di oltre un punto percentuale (a Milano il Mibtel ha guadagnato l’1,78%, quarto progresso consecutivo) grazie anche al buon andamento di Wall Street, dove la notizia del licenziamento di 1.600 dipendenti da parte di Accredited Home, tra i principali erogatori di mutui subprime, non ha avuto alcuna ricaduta. La conferma dell’ormai prossimo aumento dei tassi ha invece contribuito a risollevare l’euro oltre quota 1,35 dollari, accentuato il calo dei Btp (venduti soprattutto i titoli “corti”) e provocato un crollo dei future sui tassi Usa a breve termine.

I future indicano il 100% di probabilità per un taglio dei Fed Fund dello 0,25% nella riunione del 18 settembre, mentre si sono fortemente ridimensionate (dal 90% di martedì scorso al 56%) le chance di una sforbiciata di mezzo punto.

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