Mario Draghi ottiene dai ministri finanziari dell’area euro la designazione ufficiale a prossimo presidente della Banca centrale europea. Del resto, come ha confermato il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, quella del governatore di Bankitalia era l’unica candidatura giunta sul tavolo. Draghi dovrà presentarsi adesso al Parlamento europeo per un parere non vincolante ed infine saranno i Capi di Stato e di governo dei Ventisette a nominarlo ufficialmente nel vertice del 24 giugno prossimo.
In ottobre, al termine del mandato di Jean-Claude Trichet, s’insedierà nell’Eurotower di Francoforte dove ha sede la Bce. Un risultato tanto importante quanto annunciato dopo il «sì» dei governi più influenti d’Europa, da quello francese a quello tedesco. L’investitura del nostro banchiere centrale ha rappresentato il capitolo più «facile» della riunione di Lussemburgo. Un vertice su cui si è stesa la cappa pesante del caso Strauss-Kahn. Il managing director del Fondo monetario avrebbe dovuto partecipare alla riunione dell’Eurogruppo per sostenere i nuovi prestiti per la Grecia e varare il pacchetto di sostegno per il Portogallo. L’ha sostituito una vicedirettrice di origine egiziana, Nemat Shefik. Il Fmi partecipa ai piani di salvataggio dei Paesi europei in difficoltà con un terzo delle somme messe a disposizione.
La vicenda newyorchese non ha impedito, nè ritardato, il «sì» di Eurogruppo e Fondo monetario al piano triennale di aiuti a Lisbona per un totale di 78 miliardi di euro. L’approvazione, si legge in una dichiarazione comune Eurogruppo-Ecofin, è avvenuta all’unanimità, e sono state dunque superate le residue riserve finlandesi. La gran parte della cifra servirà per il debito pubblico, mentre 12 miliardi saranno destinati al sistema bancario lusitano. «Il dialoco con il Fmi va avanti, ed è proseguito anche oggi sia sul Portogallo che sulla Grecia», commenta il ministro delle Finanze francese Christine Lagarde. I ministri finanziari europei confidano che il piano di aiuti servirà a ristabilire la fiducia e salvaguerderà la stabilità finanziaria » nell’intera zona euro, oltre ad affrontare «in modo decisivo» le sfide di bilancio, finanziarie e strutturali dell’economia portoghese.
Il programma congiunto Ue-Fmi avrà la durata di tre anni, e sarà diviso in quote da 26 miliardi erogate dal Fondo «salva stati » e dal 2013 dal Meccanismo permanente europeo; un terzo della quota sarà a carico del Fondo monetario internazionale. Tre i pilastri che reggono il programma di assistenza: un aggiustamento «ambizioso e credibile» dei conti pubblici; riforme per il potenziamento della crescita e della competitività; misure per rafforzare il sistema bancario. Per quanto riguarda la Grecia, che ha necessità di una nuova iniezione finanziaria da circa 50-60 miliardi di euro, la decisione è stata rinviata al momento in cui saranno pronte le conclusioni della missione mista Ue-Bce-Fmi ad Atene, che non hanno del tutto sciolto i dubbi sui piani di privatizzazione e di bilancio.
Il commissario agli Affari economici, Olli Rehn, conferma che l’Europa è assolutamente contraria a qualsiasi forma di ristrutturazione del debito greco.
Altra cosa è invece il riscadenzamento del debito: un’ipotesi che si sta facendo strada. I ministri delle Finanze tedesco e austriaco, Wolfgang Schauble e Maria Fekter, si sono detti favorevoli a un allungamento delle scadenze dei sirtaki bond con il coinvolgimento di banche e fondi d’investimento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.