Gli euro-avvoltoi hanno tenuto ieri basse le ali. Meglio girare al largo, non era aria: dopo i giorni di passione, dello scetticismo diffuso sull’efficacia del salvataggio irlandese e degli spread impazziti, finalmente i mercati sono tornati a crescere. Hanno ripreso colore le Borse, dove i rialzi hanno oscillato dall’1,63% di Parigi al 4,44% di Madrid (+2,41% Milano), con riflessi immediati sui titoli bancari (+3,6% l’indice di settore); l’euro è tornato al di sopra degli 1,31 dollari grazie anche al buon esito dell’asta dei titoli di Stato portoghesi, mentre il differenziale di rendimento dei Btp rispetto al Bund si è ridotto a 174 punti, un livello tutto sommato fisiologico, distante oltre 35 centesimi dalla quotazione choc dell’altroieri. Recuperi insomma robusti, resi più convinti dalla sensazione che l’Europa abbia abbandonato la linea del tentennamento e intenda, ora più che mai, agire. E in fretta.
Bruxelles si è già mossa: la Commissione Ue ha deciso di estendere fino a tutto il 2011 il regime straordinario di aiuti di Stato per le banche (sono finora 44 gli istituti che ne hanno beneficiato), che dovranno però presentare un piano di ristrutturazione. Ma è sulla Bce che si catalizza l’attenzione dei mercati. L’Eurotower riunirà oggi il direttivo, e anche se nessuna manovra sui tassi (ora all’1%) viene presa in considerazione dagli analisti, si rafforza l’ipotesi che l’istituto guidato da Jean-Claude Trichet possa annunciare l’adozione di nuove misure allo scopo di mettere l’Unione al riparo dagli attacchi della speculazione. La diga difensiva potrebbe essere costruita concedendo alla Bce la possibilità di acquistare titoli del debito sovrano europeo, con particolare riferimento ai bond dei Paesi periferici. Secondo alcuni analisti londinesi, il nuovo programma di acquisti dovrebbe essere di 1-2mila miliardi di euro.
Non si esclude neppure l’opzione-Fed: l’istituto di Francoforte potrebbe imitare la manovra di quantitative easing con cui la banca centrale Usa ha annunciato l’intenzione di acquistare 600 miliardi di Treasury per sostenere la ripresa. Di sicuro, il momento delicato dei mercati rende a Trichet più complicato il completamento dell’exit strategy. Difficile dunque immaginare la rimozione della liquidità illimitata anche sulle aste a tre mesi (cancellazione che ha già riguardato le operazioni a sei e 12 mesi), una mossa che lascerebbe “scoperte“ le banche irlandesi, greche, spagnole e portoghesi, cioè quelle più bisognose dei rubinetti aperti di Francoforte.
Quanto al sistema bancario italiano, «la solidità intrinseca e la sua capacità di fronteggiare situazioni di tensione» è stata ribadita durante la riunione del Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria, presieduta dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Una precisazione importante, dopo che nei giorni scorsi i titoli bancari erano stati letteralmente travolti dall’ondata delle vendite. Titoli che ieri hanno rialzato la testa: Unicredit ha guidato il rialzo con un +6,51%, Ubi Banca è salita del 4,07%, Banco Popolare del 3,22% e Intesa Sanpaolo del 2,74%.
Mentre l’Eurotower si prepara ad alzare gli argini, continua a circolare la voce di un raddoppio delle disponibilità del fondo anticrisi, peraltro più volte smentita. Il direttore del fondo, Klaus Regling, ha invece parlato della possibilità di emettere bond per 5-8 miliardi di euro nel quadro del finanziamento a sostegno dell’Irlanda.
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