«Al Beccaria mancano gli agenti»

Sotto organico di almeno il 20 per cento. Gli agenti di polizia penitenziaria del carcere minorile Beccaria fanno la conta e scoprono di essere in pochi. Troppo pochi, rispetto alle esigenze dell’istituto.
«Siamo in 90, ma non ho difficoltà a dire che dovremmo essere almeno una quindicina in più», ammette l’ispettore capo Nico Costa durante la tradizionale festa annuale della polizia penitenziaria.
Un’affermazione condivisa anche dal direttore del Beccaria, Sandro Mariotti. «La carenza del personale di polizia rende complicate le cose. È un impedimento ulteriore per i ragazzi detenuti, che a volte devono così rinunciare ad attività utili per il loro recupero».
Al carcere minorile di via dei Calchi Taeggi sono rinchiusi al momento 70 ragazzi, 61 maschi e 9 femmine. La presenza media giornaliera di questi primi mesi del 2009 è però di 66 detenuti. Cinque in meno rispetto al dato del 2008.
Cresce la percentuale di minori italiani dietro le sbarre del Beccaria, che sale al 42 per cento del totale. «Su questo dato incidono molto gli arresti dell’ultimo periodo a Quarto Oggiaro. Al momento abbiamo qui con noi otto dei ragazzi finiti in manette dopo le retate dell’aprile scorso».
I giovani in cella al penitenziario minorile hanno commesso per lo più furti contro il patrimonio, rapine (45 per cento) e furti (19,7) in testa. Anche se è in preoccupante ascesa il dato su omicidi e tentati omicidi (13,6 per cento).
«I ragazzi non rispettano la legge per mancanza di figure adulte di riferimento», incalza Mariotti. Lui ne ha visti passare di piccoli delinquenti dai cancelli del Beccaria. Dentro e fuori. Però non si è mai perso d’animo. «Negli anni ’90 tenevamo in custodia anche più di 100 “ospiti”, mentre negli ultimi anni difficilmente superiamo le 70 unità. La reciditività riguarda circa il 20 per cento dei soggetti». Il recupero perciò funziona con la maggior parte dei ragazzi. E ad assaggiare i manicaretti preparati dai detenuti apposta per la festa degli agenti, c’è da credere che non avranno difficoltà a riciclarsi come cuochi o pasticcieri una volta usciti. Altro che crimini.
Chi invece difficilmente fa visita alle celle dell’istituto per minori sono i cosiddetti «bulli». Così il fenomeno delle baby gang, che riempie le pagine dei giornali, non tocca però le carceri. «Tra perdono giudiziario e altre forme di punizione alternativa, posso dire che nessun “bulletto” italiano viene poi rinchiuso qui». Altra cosa sono invece le bande di minorenni sudamericani.

I membri di Latin Kings e affini si contraddistinguono infatti per la violenza usata nei crimini. «Le baby gang italiane, in generale, non commettono reati contro la persona, a differenza di quelle formate da latinos», chiosa Mariotti.

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