Bei tempi Altro che Sean Connery Ora gli agenti segreti sembrano Mr Bean

Non ci sono più gli 007 di una volta. Sir John Sawers è il nuovo capo del Military Intelligence sezione 6, la famosa MI6 che non è una delle prime targhe di autoveicoli della città di Milano ma quel settore dei servizi segreti britannici che James Bond ha reso famoso nei cinematografi di tutto il mondo. Dal giorno della fondazione, primi anni del Novecento, il capo ha preso il nome in codice di “C”, dall’iniziale del cognome di George Mansfield Smith-Cumming e firma qualsiasi documento con la sola lettera C scritta con l’inchiostro verde. Sir John Sawers aveva preparato felice come un bambino davanti all’albero di natale, penna e calamaio dopo la nomina a sorpresa nel nuovo incarico, lui era una specie di outsider nonostante una carriera carica di onori.
Poi la moglie sua, Shelley, ex attrice e poi insegnante e madre di tre figli, ha fatto cadere la boccetta dell’inchiostro, ha smascherato il segreto di Stato e di famiglia. Ha postato, dicono così, ha messo su Facebook, le fotografie del marito, quelle più strane e bizzarre, roba da album da mostrare agli amici, ha insomma svelato i particolari personali della vita dell’uomo che dovrebbe agire nell’ombra, nascosto dalle sue cifre, in questo caso 00 e basta, visto l’epilogo con gag. Ian Fleming si sta rivoltando nella tomba, i parenti e affini di Graham Greene se la ridono di gusto, David Cornwell, che sarebbe John Le Carrè, vorrebbe chiedere i danni ma forse potrebbe scrivere un nuovo libro dal titolo «La talpa di casa».
In verità lo scandalo è più buffo che vero, cioè english al cento per cento. Infatti tutti i particolari di cronaca su sir Sawers sono stati già pubblicati all’atto della nomina. Di lui si sa, ad esempio, che è stato un buon mezzofondista, che ha corso anche i 400 metri in 59 e 4, che ha recitato in teatro testi di Oscar Wilde, che è un buon ballerino e ha mimato, con successo, certe posture di Pierce Brosnan, uno degli 007 erede di Connery, che è alto, ha un fisico robusto figlio di pratiche sportive nel tennis, nell’escursionismo e nel ciclismo, che ha fatto studi di filosofia, che è stato in Yemen e in Siria e in altri siti a rischio, cavandosela sempre con il riconoscimento di Sua maestà la Regina Elisabetta, insomma tutta questa roba qui è già palese, manifesta da tempo. Mancavano le immagini di casa, mancava il social network, mancavano le fotografie che miss Shelley ha voluto scattare ricordandosi del proprio passato di attrice, orgogliosa che il proprio consorte potesse fare il giro del mondo come Bond, James Bond. In verità il pluricitato 007 al servizio di Sua maestà era un single garantito, sciupafemmine e che femmine, scapolone astuto, uomo di fiducia ma non di fede al dito.
Ma le gaffe sono un’altra cosa e quando capitano agli inglesi allora sono roba da mister Bean che sull’argomento ha pure girato un film, un agente poco segreto. Resto sull’isola di Elisabetta: Bob Quick, capo dell’antiterrorismo di Scotland Yard, stava raggiungendo il civico 10 di Downing street con una serie di documenti riservatissimi su Al Qaida, tutti i particolari per affrontare il nemico, snidarlo e abbatterlo. Soltanto che mister Quick, veloce ma non astuto, è uscito dalla sua vettura nera tenendo sotto braccio, ma ben visibili, i documenti suddetti, la prima pagina dettagliata e chiara; un fotografo ha provveduto a immortalare il tutto che, ingrandito, è stato immediatamente pubblicato sui tabloid del Regno così svelando il piano segreto di Scotland Yard. Quick, dimostrando coerenza al proprio cognome, si è dimesso, tre secondi dopo, dall’incarico.

Sui treni inglesi sono stati ritrovati documenti segreti di vario tipo, souvenir di qualche funzionario distratto e in Canada addirittura alcuni documenti top secret relativi a centrali nucleari sono stati dimenticati in uno studio televisivo.
Roba grossa, dunque, in fondo lady Shelley si è limitata a fotografare il marito con in testa il cappello di Santa Klaus. E chi crede ancora a Babbo Natale? Elementare, Sawers.

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