Beirut - La coalizione filo-occidentale "14 marzo" ha vinto le elezioni libanesi e ha conquistato 71 dei 128 seggi nel Parlamento unicamerale. I dati definitivi sono stati resi noti dal ministro dell’Interno, Ziad Baroud, dopo che il movimento Hezbollah aveva già ammesso che "l’opposizione continua a essere opposizione" e si era detto pronto a collaborare con i vincitori. Il Partito di Dio e i suoi alleati sciiti e cristiani della colazione filo-siriana hanno ottenuto 57 seggi. Ma il portavoce Mohamed Raad ha messo in guardia la maggioranza dal mettere in discussione "il ruolo di partito di resistenza di Hezbollah, la legittimità del suo arsenale o il fatto che Israele sia uno Stato nemico". Insomma un netto no a qualsiasi ipotesi di disarmo.
Pronti a governo di unità nazionale I leader del "14 Marzo" hanno lasciato capire di essere pronti a formare di nuovo un governo di unità nazionale, ma senza diritto di veto per i ministri di Hezbollah. Per tutta la notte i sostenitori della coalizione anti-siriana hanno festeggiato e Saad Hariri, figlio dell’ex premier assassinato Rafiq, ha parlato di "grande giorno per la storia del Libano democratico". Un ruolo importante lo ha avuto il voto cristiano, dopo che sabato scorso il patriarca maronita Nasrala Sfeir aveva messo in guardia dalla minaccia all’identità del Paese rappresentata da Hezbollah.
L'ex presidente La sconfitta è stata riconosciuta anche dall’ex presidente Michel Aoun, cristiano-maronita ma schierato con Hezbollah, battuto nella circoscrizione del grande quartiere cristiano Ashrafieh di Beirut e a Zahle, la più grande città cattolica nella valle della Bekaa, ma vittorioso nelle circoscrizioni cristiane del Monte Libano.
Il Partito di Dio, sostenuto da Teheran e Damasco, e il suo alleato Amal rimangono comunque gli incontrastati rappresentanti della comunità sciita e hanno eletto tutti i loro candidati nel sud e nell’est del Paese dei cedri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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