Un bel rito tra glamour e pop ruspante

Nostro inviato ad Ancona

Eccolo lì che spunta nel buio: Eros Ramazzotti inizia di nuovo il suo tour mondiale qui al PalaRossini di Ancona e lo fa tra il chiaro e lo scuro, suonando il piano in un brano che lo rappresenta bene: L’equilibrista. Per tutte le altre ventitré canzoni, camminerà sul filo per non cadere in tentazione di qua o di là e non diventare troppo patinato o troppo ruspante. Il palco è americano in senso buono, largo ma non sterminato, controllato da un megaschermo e ogni tanto nobilitato dal «See through», il tipo di schermo giapponese che per la prima volta arriva in Europa: un sottilissimo pannello che dà la sensazione di «guardare attraverso». Lo userà poco, Ramazzotti, perché è molto più impegnato a inseguire le tre fasi del suo show: la musica (le prime dieci canzoni con Dove c’è musica fino a Musica è); l’amore (da L’Aurora fino a Un’emozione per sempre) e infine la vita, da Cose della vita fino alla chiusura con L’ombra del gigante, inspiegabilmente ultima. Ramazzotti è il solito: è il pubblico, entusiasta come un adolescente, a dargli il ritmo, a coccolarlo o a imporgli la sveglia in un rito che lui conosce bene e che rischierebbe di confinarlo alla routine.

Perciò i suoi tre brani storici e sanremesi – Terra promessa, Una storia importante e Adesso tu – sono ricuciti in un medley per rianimarli dopo più di vent’anni di concerti e i guizzi migliori vengono dalla nuova Sta passando novembre che prima di Fuoco nel fuoco alza la tensione e poi inizia a far spegnere le luci del palco dopo più di due ore in perfetto equilibrio.

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