da Belgrado
La Serbia non darà il suo placet ad alcun eventuale riconoscimento dellindipendenza della provincia del Kosovo, a maggioranza albanese. Nemmeno se a Belgrado verrà offerta come contro partita una rapida adesione allUnione Europea. Lo ha ripetuto ieri il primo ministro serbo Voijslav Kostunica, affermando che si tratta di una posizione destinata ad avere un preciso valore «legal-costituzionale».
Al centro di un complesso negoziato patrocinato dallOnu, il Kosovo rappresenta per la Serbia la culla secolare della propria civilizzazione e fede ortodossa. Ma nello stesso tempo è ormai abitato al 90 per cento da una maggioranza albanofona che reclama con crescente vigore lindipendenza, sbocco che sembra visto come inevitabile anche da molti governi occidentali.
E proprio il premier ieri ha detto che se le Nazioni Unite dovessero concedere lindipendenza alla regione, la politica di Belgrado sarebbe «dichiarare che il Kosovo resta parte della Serbia». «La Serbia - ha detto il premier - rigetterà ogni soluzione che dovesse strappare il Kosovo da sé e, cosa più importante, continuerà in ogni caso a considerare questa provincia come parte del suo territorio». Un messaggio per Stati Uniti e Unione Europea, che volevano chiudere la partita sullo status del territorio entro il 2006.
Nel contempo il ministro della difesa del governo serbo, Zoran Stankovic, ha negato categoricamente che Belgrado stia addestrando milizie o pianificando qualsiasi forma di resistenza armata di fronte al possibile riconoscimento internazionale di un Kosovo sovrano.
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