A TU PER TU (Ita - 1984) di Sergio Corbucci, con Johnny Dorelli, Paolo Villaggio - 110"
Un poster della Sampdoria (!?) appeso ai piedi del letto, tal Gino Sciaccaluga (Paolo Villaggio) in canottiera che compie strambi esercizi di respirazione e rimedia la solita e scontata mazzata sul naso
Tira aria (riciclata) di
Fantozzi. Appare la petulante consorte Elvira (Marisa Laurito), apostrofata con: «e impara a parlare italiano terrona, è vent'anni che vivi qui, ci vuole l'interprete e i sottotitoli per capirti!». Per ritorsione lei gli urla contro la chilometrica lista delle rate da pagare. Gino fa il tassista
doriano sfegatato.
«A tu per tu» ha la caratteristica curiosa, apprezzabile o meno a seconda della sponda calcistica, di essere forse il film più «blucerchiato» mai realizzato: «se dipendesse dal mio cuore di ultratifoso io lo farei blucerchiato il taxi, però è la legge che vuole che il taxi sia giallo».
La prima scena all'aperto si avvia da una panoramica di un porticciolo turistico della riviera (Rapallo?); Gino parcheggia il taxi (Renault) sul molo. Ci si ritrova nella camera da letto di un lussuosissimo panfilo ancorato al largo: il riccone di turno Emanuele Sansoni (Johnny Dorelli) si sta svegliando. Aprendo gli occhi vede
due sederi, uno bianco e l'altro nero: ha due paia di piedi ai lati della testa, sui cuscini. Al di sopra del letto, un quadro con donna nuda chiarisce ulteriormente, se ce ne fosse bisogno, l'aria che tirò nottetempo. «Breakfast latte e caffè» è il suo buongiorno, con doppia manata sulle chiappe delle fanciulle.
La ragazza bianca è Moana Pozzi (nel suo breve periodo pre hard) sul cui polpaccio Dorelli dormiva beato. Nella vita reale gli «tocca»
Gloria Guida
È il minimo che almeno nel film gli butti male.
Per sfuggire alla Guardia di Finanza che ha smascherato i suoi imbrogli si tuffa e raggiunge la riva a nuoto; ovviamente salirà sul taxi del malcapitato Gino, offrendogli un milione per andare a Milano (deve recuperare i canonici documenti compromettenti).
A seguire una serie di equivoci, disavventure, battutacce, peripezie che coinvolgeranno sempre di più lo sprovveduto tassista, fino a figurare da prestanome (convinto così di diventare ricco) per il miliardario in bancarotta: «sei partito da Camogli semplice tassista e ora stai per diventare miliardario!»
Sergio Corbucci è un regista che ha attraversato vari generi, spesso premiato da grossi successi di pubblico: dai film con Totò («I due marescialli») agli spaghetti western («Django»), alle commedie con virate trash o meno «Di che segno sei?», «Dalla Cina furia fifa e karatè»); in questo caso imbastisce una commedia farsesca che muove a buon ritmo tra gags già viste (le dita nel portellone dell'auto), travestimenti (Dorelli in veste di
sua sorella inesistente fa innamorare lo sventurato tassista), inseguimenti e trucchi del mestiere che non celano una evidente scontatezza di fondo, pesantemente aggravata dallo sfruttamento intensivo di
Fantozzi.
Dorelli (fatto passare pure per presidente della Sampdoria!!) è in buona forma e tiene in piedi la baracca, più di un Paolo Villaggio che pare ripetersi. Tra i comprimari il cantante Adriano Pappalardo (carabiniere che indaga sulla «scomparsa» di Gino - avrà una tresca con la Laurito!), la bella Marilda Donà, il veterano Sal Borgese. La musica (per così dire) è dei fratelli La Bionda.
Villaggio spesso usa termini genovesi («Belin», «Beliscimu»), passa dal viadotto del Polcevera, vince cento milioni al casinò di Sanremo (
«tifoso, tirchio, genovese, cafone» gli sbotta contro Dorelli). Quando si accorge del completo fallimento (l'amata che è
un uomo, la moglie che lo tradisce, la ricchezza inesistente e Dorelli fuggito in Sud America) non può far altro che riprendere miseramente il solito tran tran. La sorpresa finale vede il riccone tornato in auge invitare il tassista sullo yacht per fargli firmare un documento che annulli l'operazione finanziaria cui fece da prestanome. Sciaccaluga rifiuta e diventa ricco davvero, mentre l'industriale Sansoni finisce a guidare il taxi
Magari accadesse così anche oltre lo schermo.
La frase top: «Io sono un povero tassista, ignorante ma non ignorantissimo, perché io guardi ho fatto le scuole medie dei Barnabiti in via Barabino a Genova e sono tuttora abbonato a Selezione».
Per il resto viene citata «Via Luigi Canneto il Curto», Dorelli travestito da donna bacia Villaggio (e non è un bel vedere).
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