«Bella l’edizione del ’68» Baudo pugile all’angolo rinnega perfino l’Auditel

Il campione d’ascolti rimpiange i tempi senza rilevazioni. Cappon: da lunedì pensiamo al futuro

da Sanremo

Un pugile all’angolo. Parole di Piero Chiambretti dedicate a Pippo Baudo. Il gong dell’ultima ripresa è suonato. Fine del match, il festival aveva già dato da giorni il verdetto, kappao, Pippo colpito al fianco, al fegato, al cuore, alla mascella. Anche un avversario di borgata, i Cesaroni, sono riusciti nell’impresa di sconfiggere l’Eroe della prima serata, di sempre, di Raiuno e delle altre reti. Pietra tombale su Sanremo che non è più lo show straordinario, unico. L’articolo diventa indeterminativo, «un» evento e non più «l»’evento. Nostalgia del tempo eroico: «Che bello il festival del Sessantotto, quando non c’era l’auditel», parole e pensieri dello sconfitto ieri mattina, amarezza e malinconia. Facile il giochino, chi di auditel colpisce di auditel perisce.
Il ’68 di Baudo era quello di Armstrong e di un festival sontuoso. Il duemila e otto di Baudo è quello del premio oscar Piovani all’una e dieci di notte in un festival sconclusionato. Baudo paga per responsabilità non tutte sue. Il tramonto della sua stella è soprattutto il tramonto della Rai come sole, l’azienda sta perdendo nello spettacolo, nello sport, nel campo delle tecnologie e dei diritti, il suo portabandiera si deve arrendere nella sfida più importante perché storica. «Oggi ci sono difficoltà» ha detto ancora il direttore artistico. Ce ne saranno domani se non cambia l’ordine dei fattori, se non cambia la testa di questo spettacolo.
La Rai continua a difendersi con un alibi infantile: il Comune di Sanremo impone, per convenzione, le cinque serate, le case discografiche non vogliono le classifiche, i cantanti big non accettano di scendere in gara, gli sponsor esigono spazi e testimonial (sempre e soltanto Baudo nelle telepromozioni più diverse ma tutte concentrate nella stessa serata, allucinante!). Totale: la Rai non è più la titolare dell’evento ma un pony express che recapita le richieste, anzi le imposizioni altrui. Poi sbaglia nelle scelte, Baudo direttore artistico non si può e non si deve discutere, Baudo presentatore, ingombrante, ossequioso al limite, ha già dato, meglio non insistere nel rispetto del professionista e anche dell’uomo.
Ci sono stati momenti, in quest’ultimo festival, di grande memoria e, assieme, di grande compassione: sul palco si sono alternati Baudo, Piombi, Vianello, Mondaini, Little Tony, monumenti, in zone diverse, della tv e dello spettacolo ma al tempo stesso segnali di come la Rai intende proporsi al proprio pubblico che dispone di altre scelte. Il testamento del festival e di chi lo ha gestito è stato letto ieri da Claudio Cappon, direttore generale in visita a Sanremo: «Grazie a Baudo che è il nostro maestro, grazie a tutti. I numeri non ci hanno dato ragione, rifletteremo su questi risultati con serenità, con calma. Siamo una grande azienda che si misura nei successi e riflette sulle situazioni problematiche. Abbiamo le capacità, l’impegno, le competenze per rinnovarci.

Sappiamo che il mondo della tv sta cambiando, c’è la frammentazione del pubblico, le nuove tecnologie, temi con i quali dobbiamo confrontarci. Da lunedì ci metteremo al lavoro per questo». Con Baudo o senza Baudo, non è questo il problema.

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