Ci provava Michael, guardava. Ma le donne non le riusciva a vedere. Quello che lui voleva erano solo tante Campanellino. Magiche e irreali, come nella storia di Peter Pan. Fatine preziose. Le aspettava Michael, come Peter Pan sulla sua isola che non c’è. Le sognava, le chiamava con quella sua vocina leggera, le riconosceva guardandole negli occhi. Gli occhi persi e trasognati di Liz Taylor, Diana Ross, Liza Minelli, Brooke Shields. Il viaggio era più bello con loro per mano. Le cercava, disperatamente Michael, si faceva coccolare, ne aveva bisogno per ridere di Capitano Uncino, per sentire meno la solitudine infinita di chi non sa trovare un posto sulla terra.
Michael le amava tutte. A modo suo, senza toccarle, senza spezzarle. Il suo era un sogno che non voleva sporcare con il sesso. Lo aveva detto anche quando voleva sposare la sua Liz: «Il nostro matrimonio non sarà complicato dal sesso». Poi di quello strano sodalizio non se ne era fatto più niente. Erano rimasti amici invece. Per tutta la vita si erano tenuti per mano, sospesi tra la realtà e la loro isola. Si tenevano stretti quando lui l’accompagnava nei suoi viaggi di disintossicazione, lei non lo ha abbandonato neanche quando le accuse erano pedofilia. Poi, all’improvviso e inaspettata, aveva creduto di vedere Wendy. L’aveva trovata in Lise Marie Presley. La figlia di un mito. «Temo che farò la fine di tuo padre» gli aveva detto lui un giorno all’improvviso, come una premonizione terribile. Lui e Lisa allora erano ancora sposati, era il 1995 e il loro matrimonio sarebbe durato ancora un anno. È lei che oggi tra le lacrime ricorda quella strana notte. «Quattordici anni fa Michael mi fece domande sulla morte di mio padre. Mi guardò molto intensamente e mi disse con tono calmo e inesorabile: ho paura di fare la sua stessa fine». Jacko lo sapeva. Aveva paura della morte come della vita. Cercava l’infanzia Michael, la rincorreva a ritroso nel tempo, non si arrendeva a correre indietro come un pazzo. Voleva riprendersi quello che non aveva avuto da bambino. Nel suo ranch faceva costruire giostre e videogames, come una mania, come un’ossessione. Voleva schermi giganti per vedere a ripetizione i suoi cartoni animati preferiti. Li guardava e li riguardava, e ogni volta rideva Michael, con i suoi bambini e i suoi piccoli ospiti che sgranavano gli occhi. Dentro però gli restava sempre attaccata l’anima nera di un padre malvagio. «La mia infanzia è stata un inferno, mio padre mi picchiava spesso. Ero sempre solo e triste. Dovevo lavorare e viaggiare, fare soldi. Mia madre invece è la perfezione». Tutte le donne di Jacko sono state perfette. «Quella con Michael non fu una storia fasulla», continua la Presley. «Mi ha amato il massimo che potesse amare una persona e anch’io l’ho amato tanto». Non c’è rancore oggi tra le donne di Michael. Nemmeno la sua seconda moglie, l’ex infermiera Debbie Rowe che Michael sposò nel 96 per poi separarsi dopo tre anni. Lei le aveva fatto il regalo più grande. Un antidoto perenne contro la solitudine: due figli. Prince Michael e Paris che oggi hanno 12 e 11 anni. Anche la Rowe, al tempo delle calunnie per pedofilia lo difese: «Un buon padre», aveva giurato dai banchi del tribunale, anche se poi confessò di non aver mai condiviso con lui camera e casa. Il terzo figlio poi Michael lo ha avuto da una donna misteriosa, aveva scelto l’inseminazione artificiale per concepire Prince Michael II. Non voleva complicazioni.
Michael preferiva guardarle da lontano le sue donne. L’erotismo per lui era solo talento da esibire sul palco davanti ai suoi ammiratori. Nella realtà ne aveva paura. Credeva solo nella magia e quella non era di questo mondo.
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