Politica

"Bellissima idea sfilare in corteo ma è ancora molto pericoloso"

Il governatore lombardo Roberto Formigoni: "Il Cavaliere si esporrebbe al dileggio di una sinistra facinorosa che non ha ancora fatto i conti con i guasti totalitaristi del passato"

Roma - «Sì, Silvio Berlusconi dice il giusto quando afferma che il 25 aprile vuole “essere in campo”. E so per certo che il presidente esprime una sua aspirazione profonda, la volontà di partecipare come capo del governo alla ricorrenza che è fondamentale nella storia del Paese».

Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, sulla bontà della scelta del premier non ha dubbi. Non crede però che “questo” 25 aprile non sia poi una vera celebrazione?
«È una riflessione che dobbiamo compiere sulle condizioni, diciamo, ambientali. Su quello che sono state in passato e che saranno ancora tra sette giorni le celebrazioni del 25 aprile. C’è chi già fa sapere al presidente Berlusconi che è “ospite non gradito”, che deve “girare al largo”, che è meglio “non venga a cercare incidenti”. Ecco, queste sono quelle che definiscono condizioni ambientali, dove una parte della sinistra ha ritenuto e ritiene che il 25 aprile sia roba loro, proprietà privata».

Dunque, meglio che Berlusconi non scenda in manifestazione...
«No, chapeau a Berlusconi che esplicita la sua volontà a partecipare alla festa del 25 aprile. Ma, attenzione, c’è una sinistra che non vuole, che estromette la partecipazione delle istituzioni».

Film già visto, con Letizia Moratti e con Umberto Bossi ma anche con lei, Formigoni.
«Già, fotogrammi degli insulti, del dileggio e degli sputi contro il sindaco di Milano che insieme al papà - medaglia d’oro della resistenza - voleva sfilare nel corteo. E ancora Umberto Bossi. E poi il sottoscritto che nel 1995, una settimana dopo la mia prima elezione a presidente della Regione Lombardia, ho sentito il dovere di esserci nella sfilata di Milano. Sia chiaro, non mi sono spaventato perché il ’68 l’ho vissuto dalla parte giusta e sono stato abituato alle aggressioni degli extraparlamentari di sinistra contro gli amici di Comunione e liberazione. Insomma, il 25 aprile non è mai stata una cerimonia condivisa».

Esempi di intolleranza, di stalinismo militante che suggeriscono un’altra riflessione: qual è se c’è, quale può essere un luogo condiviso e, soprattutto, si arriverà mai ad una celebrazione condivisa?
«Certo, in quelle piazze non c’è mai stato un sentimento di condivisione, di pacificazione. Che, giusto per capirci, non c’è neppure quando un uomo di sinistra come Giampaolo Pansa racconta i crimini commessi dai partigiani comunisti: ogni volta che Pansa presenta un suo libro, una documentazione sui giorni dell’odio civile, ci sono frange che impediscono a un intellettuale onesto di parlare. Dobbiamo combattere contro questa degenerazione».

Lancia cioè un appello alla sinistra?
«Franceschini si dia da fare. Mi attendo che la sinistra sappia riflettere sul proprio ruolo rispetto al 25 aprile...».

... che a destra hanno già fatto.
«Infatti. Quando Gianfranco Fini afferma che l’“antifascismo è un portato positivo”, be’ credo che non ci possano essere dubbi sui passi da gigante fatti dalla destra. Occorre che la sinistra, al di là del Pd, sia disponibile a riconoscere i guasti del totalitarismo, mentre invece si straccia le vesti se Silvio Berlusconi decide di partecipare a una manifestazione dove come capo del governo rappresenta tutti gli italiani».

Ma esiste un’alternativa alla piazza? C’è un luogo simbolo dove si può rendere condiviso il 25 aprile?
«In un Paese normale non dovremmo pensare ad alternative perché il capo del governo non venga aggredito, dileggiato dai facinorosi. Penso però che una soluzione possa essere quella della celebrazione ufficiale: una seduta solenne e congiunta di Camera e Senato, dove si celebra il 25 aprile in spirito costituzionale. Ma, lo ripeto, nelle parole di Silvio Berlusconi, in quel “essere in campo”, colgo il desiderio di poter partecipare a una manifestazione di popolo».

Intanto, presidente Formigoni, nel Milanese, l’Anpi si è dissociato dalle manifestazioni organizzate da quei sindaci che vogliono una memoria condivisa.
«Non hanno gradito che quelle amministrazioni comunali volessero ricordare, ad esempio, quello che accade dopo il 25 aprile nel “triangolo della morte”. Ma posso fare un’osservazione?».

Prego. «Il timore dei fischi, del dileggio che non è teorico ma pratico ha un solo significato: la democrazia è oggetto di attacco da parte di frange ribelli che si sentono legittimate. E, allora, noi, dobbiamo ancora lavorare per una memoria condivisa. E questo è l’appello che rivolgo a Franceschini».

Ma lei, presidente, che fa il 25 aprile? Scende in piazza a fianco di Berlusconi?
«In Regione celebreremo il 25 aprile che giorno di riscatto per tutti gli italiani.

Con l’amico Silvio ci sentiremo in questi giorni e decideremo».

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