Bellucci maratoneta del piano per Beethoven

«Non esistono al mondo dieci pianisti come Giovanni Bellucci; egli ci riporta all’età d’oro del pianoforte» scrive Le Monde, autorevole quotidiano della nazione che l’ha preso in adozione artistica; le sue incisioni lisztiane sono state accostate a quelle di Horowitz, Argerich, Arrau, Kempf, Cziffra; e Lazar Berman, che lo volle ancor giovane nella sua classe all’Accademia di Imola: «Bellucci è uno dei più grandi talenti che abbia mai ascoltato; attraverso un fenomenale virtuosismo, realizza un discorso musicale altamente innovativo»; ed, infine, Piero Rattalino, lo storico del pianoforte: «Bellucci è una forza della natura scatenata, né brutale, né meccanica:una forza, invece, enorme e palpitante».
Anche tralasciando i numerosi premi discografici guadagnati dalle sue incisioni, e i riconoscimenti attribuitigli in ogni paese, a un pianista come Bellucci, che da poco ha superato i quarant’anni e all’apice del successo, osannato e richiesto in ogni parte del mondo - due mesi fa ha debuttato anche al Musikverein di Vienna - anche solo per quelle autorevoli e lusinghiere credenziali, nel suo paese d’origine dovrebbero fargli ponti d’oro e invece…
E Bellucci, allora, che fa? Glielo chiediamo, alla vigila dell’avvio di un impegnativo e importante progetto concertistico/discografico che riguarda Roma.
«Ricomincio da Beethoven che in realtà non ho mai abbandonato. La sua musica pianistica è stata una costante della mia vita di musicista, fin dagli esordi. Beethoven è rimasto sempre in cima ai miei pensieri; ne fa fede l’esecuzione delle trascrizioni di Franz Liszt delle nove sinfonie».
Ci parli del suo progetto, un monumento a Beethoven e Liszt.
«A partire da giovedì prossimo, 29 maggio, terrò un ciclo di concerti (15 in tutto, fino al 2010) ospitato a Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia, e al Teatro Municipale di Casale Monferrato, nel corso del quale eseguirò integralmente le 32 sonate di Beethoven ma anche le 9 sinfonie nelle celebri e difficilissime trascrizioni di Franz Liszt. Il ciclo concertistico, nella sua interezza, verrà anche pubblicato in disco. In occasione del primo concerto si sperimenterà, per la prima volta in Italia, la trasmissione via internet».
Perché Villa Medici e Casale Monferrato e non, mettiamo, l’Accademia di Santa Cecilia e La Scala?
«Ho risposto positivamente a una richiesta concertistica, quando avevo già concordato il relativo progetto discografico. Comprendo la sua domanda; ma le rispondo che il mondo è grande».
A bruciapelo, qual è per lei la più alta sonata beethoveniana e la più grande trascrizione lisztiana?
«La sonata più beethoveniana è , secondo me, l’Appassionata (op.57,n.3); la più grande in assoluto, invece, l’Arietta dell’op.111.

Non le sembri strano; è la musica più smaterializzata, il nirvana sensoriale, irraggiungibile. Per Liszt, la trascrizione della Sesta, dove si rivela la sua geniale capacità di rendere col piano atmosfere tipicamente orchestrali».
Villa Medici. Giovedì 29 maggio. Ore 21. Info: 06.6761284.

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