«Bene ha fatto il Pdl a chiedere a Napolitano certezze sui tempi»

«Bene ha fatto il Pdl a chiedere a Napolitano certezze sui tempi»

Complimenti! Sono riusciti a mandarlo a casa...
Non penso che le dimissioni di Silvio Berlusconi segnino di fatto la sua «uscita di scena» dalla Politica. Almeno personalmente lo spero.
La mia prima impressione è che quelli che in questi giorni inneggiano alla «liberazione» da Berlusconi fra qualche giorno saranno i primi a rimpiangerlo!
Eh sì, perché per gli italiani si prospettano giorni di «lacrime e sangue» ad opera di un Governo Monti e dei suoi ministri «tecnici» che sempre di più si figura come vero e proprio «commissariamento dell’Italia» da parte dei poteri finanziari europei.
A nulla sono valsi alla sinistra sorda i reiterati ed accorati messaggi del Presidente Napolitano affinché si giungesse assieme, in casa nostra, a misure condivise. Per questo avrei preferito il ritorno alle urne, cioè al verdetto di quel «popolo sovrano» che la sinistra tanto declama nei dibattiti, nelle dichiarazioni, nelle interviste e tanto inganna nei fatti. Per perseguire il bene dell’Italia abbiamo dimostrato - complice la sinistra italiana - di preferire ad un Governo politico, democraticamente eletto, un Governo imposto dalla Ue. Ciò premesso, debbo dire che ho apprezzato il «passo indietro» del Presidente Berlusconi in occasione di una manifesta ingovernabilità di un Parlamento dove da mesi serpeggiano «venti di tradimento» nei confronti del mandato elettorale ricevuto dagli elettori e manifestatamente vituperato.
Condivido ideologicamente il documento finale del Direttivo Pdl in forza del quale oggi si chiederanno a Napolitano garanzie sui tempi di durata e sui limiti programmatici del nascente Governo Monti e mi aspetto estrema fermezza nel perseguirli, a costo di condizionarne la nascita.
Se Governo Monti sarà, da esso mi aspetto misure serie (e finalmente condivise) che sappiano coinvolgere tutti, ovvero tutti i ceti sociali e non sempre «i soliti noti», misure che perseguano il fine ultimo del salvataggio dell’Italia dal «default». Gli Italiani sono da sempre disposti a fare sacrifici (molti vi sono proprio abituati…) e a sentir parlare di patrimoniale, Ici, Iva, accise, tasse, imposte, vendita dei beni statali e degli enti territoriali, privatizzazione delle municipalizzate ecc., ma ritengo che in primo luogo si debba inderogabilmente andare a parlare e decidere su temi «scottanti», che riguardano la riduzione del numero dei parlamentari e degli eletti in tutti gli enti istituzionali, gli emolumenti e dei benefit di cui questi beneficiano, l’eliminazione delle Provincie (tutte), delle Comunità Montane (tutte) e di tutti gli altri enti inutili che ancora esistono in Italia e che tutti vorrebbero continuare a tenere in vita per mantenere la più grande azienda esistente nel nostro Paese, quella del «poltronificio».


Pur essendo consapevole che quanto sopra rappresenta la minima parte di quel «debito pubblico» italiano accumulato - da tutti irresponsabilmente - nel corso dei decenni, penso che sarebbe un primo segnale - netto e chiaro - dei Politici (quelli seri, con la «P» maiuscola) nel dimostrare di saper ascoltare ciò che il «popolo sovrano» reclama da tempo (non ultima una legge elettorale che consenta ai cittadini di «scegliere» i propri rappresentanti) e di voler partecipare fattivamente - e in prime persona - al risanamento delle risorse finanziarie del nostro Paese.

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