Benedetto XVI suggerisce spesso ai media di far conoscere anche il bene che c'è. Mi sono chiesto più volte, in questo scorrere degli anni, se la vita riservi all'uomo una pennellata di bene, di bello, di speranza?
Per avere la risposta non mi sono affidato solamente al pensiero dei saggi, dei mistici e nemmeno ho spigolato, qua e là, alcuni pareri offerti dal mercato dei media. Ho consultato le persone comuni, con un volto solare o con qualche cruccio nel cuore. Queste, anche se passano inosservate, vivono vicino noi e conducono una vita facile o difficile, serena o sofferente. Il loro stile di vita è semplice, lineare e si contrappone a un modo di vivere spesso agitato, polemico, aggressivo. Il segreto di questi individui comuni, senza posizioni sociali eccellenti o conti in banca cospicui, è sempre stato per me motivo di meraviglia e curiosità. Il desiderio di conoscere questi soggetti tranquilli mi ha messo in ascolto... La scoperta mi lasciò sbalordito.
Le persone, pur essendo diverse tra loro sia per indole sia per esperienze di vita, hanno qualcosa in comune. Ricchi o poveri che fossero, bianchi o neri, sposati o scapoli, credenti o non, giovani o vecchi, ognuno di questi s'incamminava sempre, ogni giorno, verso un azione, una scelta, un bene da compiere. Compresi allora che il bene c'è, un bene mai totalmente raggiunto, ma piuttosto come una meta a cui tendere, un traguardo desiderato non solo dalle persone «speciali» ma da ogni persona che crede che la sua vita abbia un senso.
Dal giorno in cui decisi d'avvicinare le persone alla ricerca del bene e di quella bellezza interiore che piace, mi sentii diverso, meno pessimista. Compresi che la società, bella, vivibile, vera, è sempre incompiuta. E che tocca a tutti collaborare per questo capolavoro. È possibile questa partecipazione in chi dà alla sua vita valore, fiducia e sa accogliere i momenti belli e brutti, guardando sempre oltre il limite della sofferenza e delle tragedie. Il bene è un risultato individuale e non uneventualità del destino.
Tutti possiamo essere costruttori di una società matura, valida, se lo vogliamo. Eppure, non è così. Il Papa puntualizzò che «ogni giorno, attraverso i giornali, la televisione, la radio, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perché il negativo non viene pienamente smaltito, e giorno per giorno si accumula». Di qui l'indurirsi dei pensieri e del cuore, precisa il Papa.
I media pubblicizzino pertanto anche il bene, almeno come atto di buon senso per strappare dalla mente di molti quella patina di pessimismo che ferma gli slanci, le attese. È dannoso all'equilibrio caricare la nostra memoria di negativo che va ad incrementare solamente le nostre paure. Ogni attimo, pur fuggente, va vissuto, apprezzato per assicurare alla mente novità, cambiamento. Il bene è libertà, maturità, innamoramento di sé e degli altri, della storia. Le persone veramente buone sanno accogliere la vita con le sue ombre e luci.
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