«Un bene per la scienza e per Milano»

Albertini: «Sarebbero sfumati progetti come il nuovo Ieo e il Cerba»

Sabrina Cottone

nostro inviato a New York

La prima parola è un americanissimo «yahoo». Quelle che arrivano subito dopo spiegano tutta la soddisfazione di Gabriele Albertini: «Mi fa piacere per la scienza e per Milano che Umberto Veronesi non si candidi. Avrebbe significato l’implosione di due progetti di straordinaria importanza quali lo Ieo e il Cerba». All’Istituto italiano di cultura di New York, tra le novità e le attrazioni milanesi in mostra, c'è anche la politica: «Forse Veronesi avrebbe vinto, ma non avrebbe fatto il sindaco. Pensate che avrebbe resistito dieci anni con Basilio Rizzo? È stato sì ministro del centrosinistra, ma per due mesi». Scherza: «Magari gli chiediamo noi di candidarsi, La Russa l’ha già fatto...».
Un occhio è al no del professore, l’altro allo sgomitare di Filippo Penati, anche lui ospite di Manhattan e del Columbus Day, non si sa ancora se della cena di gala e beneficenza organizzata dal Comune al Cipriani di Rockfeller Center. Il sindaco ha invitato il presidente della Provincia nonostante la battaglia aperta sulla Serravalle: «Niente di personale contro di lui, poveraccio. Penso sia stato l’ultimo a sapere dell’operazione. Gli hanno portato un documento da firmare, capita anche a me».
Insomma, Penati sarebbe un semplice esecutore materiale, i «mandanti» del regalo a Marcellino Gavio sono al vertice del partito: «Tutto questo mi sa di artificio e raggiro. Uno prende denaro pubblico e lo usa per far guadagnare 176 milioni a un privato per comprare il non controllo del Comune? E la cosa va liscia? Adesso si riparla dell’affidamento diretto degli appalti, noi abbiamo fatto solo gare». Il sindaco sorride mentre va giù pesante: «Se l’avessi fatto io sarei finito in galera, mi avrebbero sequestrato i documenti, forse mi sarei salvato come europarlamentare». Ovvio che il Comune non voglia mettere le quote sul mercato a prezzo di saldo: «Eravamo per la privatizzazione, non per piani quinquennali. Noi non siamo mai stati comunisti, volevamo privatizzare il controllo della società».
Penati, manco a dirlo, non sembra ad Albertini un buon candidato per Palazzo Marino: «Ha altri balli da ballare. Sarebbe fuori luogo pensare a un doppio incarico, compatibile dal punto di vista della legge ma non nella sostanza dei ruoli e degli impegni». Così come il sindaco giudica non realistica l’ipotesi Bruno Ferrante: «Non so se si può chiedere a un uomo come lui l’acrobazia di correre per il centrosinistra mentre è prefetto con un governo di centrodestra».

Non c’è nessuna possibilità «né teorica né pratica» neppure per un terzo mandato di Albertini, persino se arrivasse la legge che dà il via libera: «Dopo dieci anni di questo lavoro non voglio farlo nemmeno per un altro minuto». Primarie nella Casa delle libertà? Il nome di chi sarà il suo successore per lui è chiaro: Letizia Moratti. Se guarda nel futuro dell’Unione al momento vede una sola cosa: «Perderanno le elezioni».

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