Benedetta va in gol con pennello, garza e tulle

Benedetta Siri è una bella ragazza genovese, ma soprattutto una giovane pittrice che, dicono gli esperti, ha davanti a sé un eccellente avvenire. Benedetta ha vinto, recentemente, il «Premio Carioti», un ottimo artista scomparso nel ’92, eclettico e legato ad integrare fortemente pittura e scenografia, che lui stesso realizzava nelle «pieces» teatrali.
Ebbene, Benedetta è stata scelta come vincitrice da una giuria molto qualificata: lei che sta studiando all’Accademia di Belle Arti e partendo proprio dall’insegnamento accademico ha sviluppato un suo modo di dipingere molto vicino all’informale, in cui spesso usa garza e tulle. Stranamente Benedetta si avvicina molto, nella sua opera, a Carioti tra le cui caratteristiche pittoriche emergeva un forte valore dell’uso di carta traslucida e sottile, così da ritrovare una leggerezza straordinaria.
Il più soddisfatto di questo Premio è, però, il caro papà di Benedetta: quel Silvano Siri che opera in tutt’altro campo (è manager dei più strategici saloni automobilistici della città) e si diverte alla domenica col gioco del calcio. È infatti vicepresidente del Livorno e affianca, con grande professionalità, il passionalissimo presidente Aldo Spinelli. Una coppia inscindibile (pensate, fanno jogging insieme, tutti i giorni, in corso Italia), che porta avanti un discorso calcistico costruttivo, non «informale» come i quadri di Benedetta.
La quale, lontano dal calcio, cerca di far capire a papà quanto sia invece utile e produttivo dedicarsi all’arte. «Credo che Benedetta - dice con orgoglio papà Silvano - abbia davanti a sé un avvenire interessante. Si applica fortemente».
Ma è vero che le ha chiesto di usare il colore giallo, tanto caro al presidente Spinelli?
«Non oserei mai interferire nelle opere di Benedetta: certo quando le guardo mi danno una certa emozione».
Dall’Accademia di Belle Arti, escono sempre talenti interessanti. Lo ricordava tempo addietro l’ex direttore, il maestro Raimondo Sirotti che per tanti anni è stata l’anima di questa Accademia. In un’intervista televisiva («I miei primi 70 anni», percorso dentro la memoria) egli raccontava i suoi anni alla scuola di piazza De Ferrari con tanta commozione, confermando che Genova è città ricca di energie giovani e preparate ed è un peccato che raramente riescono ad emergere. Solo andandosene, forse verso altri lidi e altre strutture.
Per non... perdere l’abitudine, Sirotti proprio in questi giorni ha aperto la sua «villetta» di Bogliasco ai bimbi delle scuole elementari per spiegare loro quanto sia utile «capire» un quadro.

Le prime sue ospiti sono state le alunne della quinta elementare delle «Benedettine». Le bimbe, all’inizio un po’ frastornate, hanno poi capito tutto di quanto spiegava loro il Maestro, accettando l’assunto del padrone di casa che ha detto «La mia pittura è una scrittura piena di emozioni».

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