nostro inviato a Luanda (Angola)
Papa Benedetto sorride, saluta e suda. Fa caldo nella chiesa parrocchiale di San Paolo, dove in mattinata celebra la messa per i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i catechisti. Fa caldo allo Stadio dos Coquieros, dove nel pomeriggio lo accolgono quarantamila giovani. Ma sono calore umano e la fede semplice e forte degli angolani a colpire il vescovo di Roma, venuto a confermare i fedeli africani e confermato lui stesso dal trasporto e dall’entusiasmo delle folle che lo salutano.
Nell’omelia della messa, Benedetto XVI parla delle paure provocate da alcune credenze tradizionali: «Tanti vivono nella paura degli spiriti, dei poteri nefasti da cui si credono minacciati; disorientati arrivano al punto di condannare bambini della strada e anche i più anziani, perché – dicono – sono stregoni». Bambini e anziani subiscono violenza per questo. Che fare allora? C’è chi suggerisce - continua il Papa - di lasciare le cose come stanno, perché ciascuno crede in ciò che vuole. «Ma se noi siamo convinti e abbiamo fatto l’esperienza che, senza Cristo, la vita è incompleta, le manca la realtà fondamentale, dobbiamo essere convinti anche del fatto che non facciamo ingiustizia a nessuno se gli presentiamo Cristo e gli diamo la possibilità di trovare, in questo modo, anche la sua vera autenticità». È la missione dei cristiani.
Nel pomeriggio, attraversando le vie di Luanda tra ali di folla, il Papa raggiunge lo stadio, dove si sono radunati giovani provenienti dalle varie diocesi angolane. Vengono eseguiti canti e danze. Poi alcuni giovani raccontano la terribile esperienza della guerra civile, le sofferenze vissute, il desiderio di ricominciare. Tra i presenti ci sono alcune delle 23mila vittime delle mine anti-uomo. Un censimento del 2006 affermava che gli ordigni sepolti erano undici milioni. «Vedo qui presenti – dice il Papa – alcune delle migliaia di giovani angolani mutilati in conseguenza della guerra e dalle mine». Commosso, prosegue: «Penso alle innumerevoli lacrime che tanti di voi hanno versato per la perdita dei familiari, e non è difficile immaginare le nubi grigie che coprono ancora il cielo dei vostri sogni migliori». A loro, come a tutti i quarantamila giovani presenti, Benedetto XVI ripete le parole di Gesù: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me».
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