Tutti i cristiani, ma in modo speciale i preti, devono essere «angeli», cioè messaggeri della risurrezione di Gesù. Lo ha detto ieri il Papa durante la preghiera del Regina Coeli, recitata da Castelgandolfo. Benedetto XVI ha ricordato che la fede continuerà a illuminare la Chiesa e a sostenerla, anche nelle «difficoltà», mentre sotto il cielo si aggira una umanità dolente, in crisi sempre più profonda. Come Gesù è stato «annunciatore dellamore di Dio Padre, anche noi lo dobbiamo essere della carità di Cristo» e della sua vittoria sul male. E angeli «in modo speciale» devono essere, ha detto il Papa, «i sacerdoti, ministri di Cristo».
Il giorno precedente, domenica di Pasqua, nel suo messaggio Urbi et Orbi, Benedetto XVI aveva ricordato il Medio Oriente, e in particolare la Terra Santa, auspicando che i popoli che lì vivono compiano un «esodo vero e definitivo dalla guerra e dalla violenza alla pace ed alla concordia». Aveva ricordato e incoraggiato i cristiani in Irak, come pure i Paesi latinoamericani «che sperimentano una pericolosa recrudescenza dei crimini legati al narcotraffico». Aveva detto parole di speranza per «la diletta popolazione di Haiti, devastata dallimmane tragedia del terremoto», chiedendo il sostegno della «solidarietà internazionale»; aveva ricordato anche i terremotati cileni. Aveva chiesto la fine dei conflitti «che continuano a provocare distruzione e sofferenze» in Africa, affidando a Dio in particolare «la Repubblica Democratica del Congo, la Guinea e la Nigeria». Aveva ricordato i cristiani che nel mondo, e in particolare in Pakistan, «soffrono la persecuzione e persino la morte». Aveva citato i Paesi «afflitti dal terrorismo e dalle discriminazioni sociali o religiose», pregando che possano intraprendere «percorsi di dialogo e di convivenza serena». Aveva infine chiesto ai responsabili delle nazioni di impostare «lattività economica e finanziaria» secondo criteri «di verità, di giustizia e di aiuto fraterno».
«La potenza salvifica della risurrezione di Cristo aveva concluso il Pontefice investa tutta lumanità, affinché essa superi le molteplici e tragiche espressioni di una cultura di morte che tende a diffondersi, per edificare un futuro di amore e di verità, in cui ogni vita umana sia rispettata ed accolta».
Al termine del messaggio, letto dalla loggia centrale della basilica vaticana, Papa Ratzinger ha rivolto gli auguri di buona Pasqua in 65 lingue diverse (due di più rispetto a quelle del 2009).
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