Benedetto XVI: "La voce della fede non può essere zittita"

Storico discorso del Papa al Parlamento britannico. L'allarme: "C’è chi vuole emarginare la religione. E nel mondo ci sono segni preoccupanti". L'appello: "I governi che hanno trovato le risorse per salvare le banche, facciano lo stesso per i Paesi poveri"

Noncurante delle minacce vere o presunte, né delle proteste di piaz­za, il Papa ha concluso ieri la giorna­ta più lunga della sua visita in Gran Bretagna, pronunciando sei diversi discorsi. E nella Westminster Hall, la sala più antica del palazzo di We­stminster dove venne condannato a morte Tommaso Moro, il santo pa­trono dei politici che scelse di esse­re fedele alla propria coscienza e fu giustiziato per non aver accettato la supremazia del re sulla Chiesa, Be­nedetto XVI ha parlato alle istituzio­ni e alla società civile britannica, spiegando che per i legislatori «la re­ligione non è un problema da risol­vere » ma un fattore vitale. L’occasione è storica. Solo Nel­son Mandela e la regina Elisabetta avevano potuto rivolgersi al popolo britannico parlando da questo luo­go denso di storia. Ratzinger, accol­to da tutti gli altri ex primi ministri inglesi, è il primo Papa a farlo e ricor­da la «perenne questione» del rap­porto tra ciò che di Cesare e ciò che è di Dio. Quali sono, si chiede, le esi­genze che i governi possono impor­re ai cittadini? A quale autorità ap­pellarsi per risolvere i dilemmi mo­rali? Benedetto XVI legge speditamen­te, quasi con leggerezza, il suo di­scorso, rimanendo in piedi. Ma le sue parole sono pesanti. «Se i princi­pi morali che sostengono il proces­so democratico – spiega –non si fon­dano, a loro volta, su nient’altro di più solido che sul consenso sociale, allora la fragilità del processo si mo­stra in tutta la sua evidenza». E qui sta, secondo il Papa, «la reale sfida per la democrazia». Ratzinger ha buon gioco, di fronte a 1800 parlamentari, diplomatici ed esponenti della cultura, a dimostra­re come soluzioni pragmatiche di breve termine ai complessi proble­mi sociali ed etici, siano indeguate. Lo fa citando la recente crisi finan­ziaria, dovuta soprattutto alla man­canza di «un solido fondamento eti­co dell’attività economica». Bene­detto XVI sottolinea che il ruolo del­la religione nel dibattito pubblico non è quello difornire le norme del­­l’agire, ma di aiutare la ragione «nel­la scoperta dei principi morali og­gettivi ». E se la religione ha bisogno della ragione per non cadere nel set­tarismo e nel fondamentalismo, la ragione, a sua volta, «può cadere preda di distorsioni», e senza «il cor­rettivo fornito dalla religione» può portare, ad esempio, alle ideologie totalitarie del ventesimo secolo. Il Papa lamenta che proprio nazio­ni le quali «attribuiscono alla tolle­ranza un grande valore» vi sia una «crescente marginalizzazione della religione, specialmente del cristia­nesimo ». «Segni preoccupanti», li definisce. C’è chi vuole «mettere a tacere» la voce della religione o al massimo relegarla «alla sfera pura­mente privata ».C’è chi –ricorda Rat­zinger – vorrebbe abolire la celebra­zione del Natale quale pubblica fe­stività per non offendere i fedeli di altre religione o i non credenti. «E vi sono altri – aggiunge – che parados­salmente con lo scopo di eliminare le discriminazioni – ritengono che i cristiani che rivestono cariche pub­bliche dovrebbero, in determinati casi, agire contro la propria coscien­za ». Benedetto XVI ricorda la collabo­razione positiva tra governo britan­nico e Santa Sede nel campo della pace, della remissione del debito, per la salvaguardia dell’ambiente. Chiede che i governi che hanno tro­vato ingenti risorse per le banche «troppo grandi per fallire», facciano lo stesso per lo sviluppo dei popoli, impresa «troppo grande per falli­re ». E infine fa un riferimento indi­retto all’equality bill, la legislazione britannica che costringe le agenzie cattoliche a concedere l’adozione di bambini anche a coppie gay: «le istituzioni religiose devono essere li­bere di agire in accordo con i propri principi» e convinzioni. La giornata del Papa era comincia­ta con l’incontro con il mondo del­l’educazione, al St.Mary University College. Ratzinger ha detto che l’obiettivo delle scuole cattoliche è quello di formare nuovi santi, invi­tando i giovani non accontentarsi «di seconde scelte», magari volen­do assomigliare «a qualcuno di fa­moso » del mondo dello sport o del­lo spettacolo, pensando che soldi e successo diano la felicità. «Vi sto chiedendo di non perseguire un obiettivo limitato. La felicità è qual­cosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mon­do è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei po­sti sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità va cercata in Dio».

Infine, in serata, un ultimo appuntamento, anche questo stori­co: i vespri ecumenici nell’abbazia di Westminster con il primate angli­cano Rowan Williams. La prima vol­ta di un Papa nella chiesa simbolo dell’anglicanesimo.

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