La benedizione reale spinge l’Inghilterra contro il Paraguay

Il principe William ha portato alla squadra il messaggio di nonna Elisabetta. Eriksson litiga con Ferguson, i «leoni» con la pomata miracolosa. Acuna speranza sudamericana

Tony Damascelli

I Windsor scendono in campo. William, il principe, oggi sarà in tribuna d’onore allo stadio di Francoforte. Elisabetta, la nonna regina, gli ha consegnato una lettera con righe di messaggio per la squadra: «Come nazione condividiamo una grande passione per lo sport e il desiderio di favorire la partecipazione all’attività sportiva, particolarmente tra i più giovani. Nel corso degli anni, i mondiali hanno contribuito notevolmente a promuovere i valori sportivi nel mondo e a mostrare come questi valori possano ispirare ciascuno di noi. Spero che la Coppa del Mondo 2006 si dimostri emozionante al pari delle precedenti edizioni, vi invio i miei migliori auguri per un torneo ricco di successi e soddisfazioni».
Come vitamina non male anche se per incominciare c’è il Paraguay: «Li feriremo a morte» pensieri e parole di David Beckham che si allinea al linguaggio dei tabloid inglesi. È un mondiale più mondiale di mille altri per la nazionale di Sven Goran Eriksson, il quale dopo i Giochi chiuderà la sua valigia zeppa di sterline volando al Real Madrid e saluterà la Football Association che gli ha già trovato il successore: Steve McLaren, da Middlesbrough, ex vice di Ferguson al Manchester United. Ho detto Ferguson? È guerra piena tra Eriksson e Ferguson alla voce Rooney. C’è stata anche una telefonata caldissima tra i due, senza intercettazioni per il momento almeno. Ferguson non vuole che Rooney venga rischiato in campo contro la Svezia nella terza partita del girone, Eriksson gli avrebbe risposto: «Sono io che decido non tu» e lo svedese ha messo da parte lo stile soft del Paese suo per ammonire i giornalisti: «Basta con le domande su Rooney, quindi silenzio stampa». Non è finita qui. Hanno discusso anche Barwick e Gill, dirigenti rispettivamente della Football association e del Manchester United. «Paghiamo noi eventuali rischi di nuovi infortuni» hanno detto i federali anche perché il medico che ha curato Rooney, il dottor Wallace, ha dato garanzie ma qui ballano denari e le assicurazioni sono pronte a intervenire.
Fatta la premessa lunga che dire della prima dei leoni inglesi? Che hanno trovato anche la pomata giusta. Non per la pelle loro, rosea e delicata, ma per la tomaia delle loro scarpe da gioco, un prodotto inventato da uno svedese, guarda un po’ i conflitti di interesse anche nelle calzature, Dwane Forse, il creatore che tre anni orsono contattò Grip, assistente di Eriksson e lo convinse sugli effetti miracolosi della crema per scarpe. Venendo alla polpa, cioè al football serio, Eriksson deve sciogliere il dubbio su Gerrard che ieri si è allenato da solo e continua ad accusare dolori alla schiena. Il Paraguay non mette paura anche se Roberto Acuna, detto il Toro, è il pensiero caldo degli inglesi che hanno individuato due matador per il sudamericano: Lampard e il probabile Gerrard.

Da vedere la sfida tra il trentacinquenne Gamarra, ex cittadino interista, con Peter Crouch che parte da due metri e zero uno ed è diventato la mascotte inglese, dopo i tre gol segnati alla Giamaica e le movenze da robot con le quali li ha festeggiati. Sua madre lo ha rimproverato pubblicamente, non le è piaciuto un figlio sciocco davanti a milioni di telespettatori. In verità stasera a Buckingham Palace qualcuno mimerà i gesti del robot Crouch.

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