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Salute e web, quanto siamo diventati digitali?

Gli italiani usano internet per informarsi sulla prevenzione e per capire l'origine dei propri sintomi. Sono interessati ai pareri degli altri "utenti" prima di accedere a una visita. Ma l'uso del web non ha registrato l'impennata attesa dopo la pandemia. Ecco i risultati di una ricerca

Salute e web, quanto siamo diventati digitali?

Siamo tutti più o meno propensi a cercare informazioni mediche su internet. Si consulta il web in particolare per capire come fare prevenzione e per dare una risposta immediata ai sintomi. Poi, quando si tratta di prenotare una visita, si ricercano le opinioni degli altri “utenti”. È quanto emerge da una intervista strutturata sul Patient Journey digitale post-pandemia, i cui risultati sono stati illustrati alla V Edizione del Netcomm Focus Digital Health & Pharma da Luca Buccoliero del Dipartimento Marketing UniBocconi, co-autore con Elena Bellio dell’Università Ca’ Foscari (Venezia).

Condotta tra aprile ed ottobre 2022, l’indagine mappa, su un campione di 872 italiani tra 18 e 84 anni, i comportamenti, i cambiamenti recenti e le aspettative di un anno in cui i consumatori digitali sono cresciuti di un terzo rispetto al 2019.

Il paziente digitale

Intanto, l’identikit: il paziente digitale è curioso, impaziente, esigente e consapevole. È “ossessionato" dalla ricerca di informazioni cliniche in materia di prevenzione (ad esempio oncologica) e di auto-monitoraggio dei sintomi ma, fra tanti siti e portali sul web, solo nel 40% dei casi accede all’offerta informativa del Servizio sanitario nazionale. E in quel caso cerca innanzi tutto dati sulle liste d’attesa per la diagnostica e le visite specialistiche per sapere se i tempi che lo riguardano siano in linea o meno; in secondo luogo, cerca un primo supporto per la comprensione dei referti e schede informative sulle patologie o su corretti stili di vita.

È poi interessato a “fare community” e a confrontarsi con altri pazienti sofferenti dei suoi stessi disturbi. In terzo luogo, secondo il report, il paziente è “impaziente”, “desideroso di un’interlocuzione costante con il medico, che dia risposte tempestive”. Ancora: “Vorrebbe il curante reperibile su whatsapp o anche telefonicamente, con chance di comunicazione istantanea: un rapporto immediato, informale, diretto e personale”.

Quella che la ricerca denota come “impazienza” altro non è che l’esigenza più importante, il sentirsi ascoltati e curati. Senza una relazione e uno scambio non vi può essere medicina.

Fra i servizi digitali più cercati ci sono, (prima del Covid) lo scarico dei referti di laboratorio e la prenotazione di esami; durante il Covid c’è stato un boom nell’accesso alla ricetta online che ha riguardato il 30% degli intervistati (ma un 22% ne resta ancora fuori) e degli accessi al Fascicolo sanitario elettronico (25%). Il 40% degli intervistati non accede al Fascicolo sanitario.

E più in generale, alcuni accessi al web non sono cresciuti contrariamente a quanto si intuiva nei mesi di picco del Covid.

Il paziente infine è “consapevole”: ad esempio, l’emergenza Covid lo fa riflettere sui problemi di accesso sia in ospedale (che sono la prima preoccupazione, totalizzando nei questionari 6 punti in un range tra 0 e 10) sia a studi medici ed odontoiatrici (punteggio 5,78).

La privacy è percepita un po’ a rischio ma a chi usa il digitale conviene: in sanità il “bit” gli rende la vita più semplice, meno faticosa e meno costosa.

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