Angelo Benessia resta in sella alla Compagnia di San Paolo. I membri «dissidenti» del consiglio generale dellEnte primo azionista di Intesa Sanpaolo, riunitosi ieri proprio per esaminare la possibilità di sfiduciare il presidente facendo decadere anche il comitato di gestione, alla fine hanno deposto le armi e accettato laccordo proposto dallo stesso Benessia. I «ribelli», 11 su 21, capitanati da Bruno Manghi e firmatari di un documento di sfiducia ad hoc, rimproveravano alla gestione Benessia in particolare un eccesso di dipendenza dai poteri politici, evidente nelliniziale designazione di Domenico Siniscalco alla presidenza del consiglio di gestione di Intesa.
Proprio su questo tema, Benessia, nel suo discorso in consiglio - un intervento fiume di oltre dieci pagine di pdf - ha parlato chiaro: «Il rapporto delle Fondazioni di origine bancaria con la politica è indispensabile e fisiologico, considerando che la nostra attività ha una valenza oggettivamente politica». Soprattutto, però, ed è stato da lì che si è partiti per pervenire allaccordo che ha evitato la frattura, Benessia ha proposto alcune modalità per consentire un nuovo equilibrio tra consiglio generale e comitato esecutivo dellEnte. È stata così votata una delibera che sancisce una maggiore collaborazione tra i due organi, al fine di evitare in futuro la nascita di nuovi dissapori. In particolare, è stato deciso che tutti i presidenti delle cinque commissioni della Compagnia di San Paolo potranno prendere parte, seppure senza diritto di voto, alle prossime riunioni del comitato di gestione e che il consiglio sarà sentito di più, in via consultiva, quando lorgano esecutivo dovrà prendere delle decisioni su Intesa SanPaolo.
Intanto, da una indicazione informale del consiglio generale dovrebbe a breve emergere il nome del nuovo vicepresidente della Compagnia, dopo che Elsa Fornero nei giorni scorsi è stata nominata vicepresidente del consiglio di sorveglianza di Intesa. Quanto al rapporto con Ca de Sass, Benessia ha proposto che sia «riportato al consiglio generale senza lintermediazione del comitato di gestione, organizzando una serie di audizioni da parte dei vertici della banca». Laccordo, raggiunto dopo un consiglio durato una decina di ore, ha permesso di scongiurare la votazione sulla sfiducia a Benessia, per la quale era stata richiesta la convocazione durgenza. Anche perché, secondo indiscrezioni che ieri mattina circolavano in ambienti torinesi, se si fosse arrivati al voto segreto, ben 14 consiglieri su 21 avrebbero potuto esprimersi a favore di unuscita di Benessia, mentre in caso di voto palese, anche grazie allopera di convincimento dei ribelli messa in atto negli ultimi giorni dal presidente sessantanovenne, pare lo avrebbero fatto soltanto in 10, non riuscendo così a raggiungere la maggioranza e a portare a termine il «colpo di stato».
Ribaltone che dunque non è riuscito e che per questo, come preannunciato, ha portato alle dimissioni del capofila dei dissidenti, Manghi, rappresentante del Comune di Torino che a breve dovrà così sostituirlo. «L'accordo va bene - ha dichiarato lex sindacalista Cisl - ho dato la mia mano a comporre una situazione complessa, ma confermo le mie dimissioni che verranno formalizzate nei prossimi giorni».
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