Benetton, il prezzo dell’Opa non si tocca

Con la cessione infragruppo degli immobili la società recupera cento milioni. Il nodo del dossier Impregilo

Benetton, il prezzo dell’Opa non si tocca

Gilberto Benetton non molla. Il prezzo unitario dell’Opa di Edizione Holding finalizzata al delisting della catena di negozi di abbigliamento non verrà ritoccato e, a meno di clamorose sorprese, resterà inchiodato agli annunciati 4,6 euro.
Nella settimana appena conclusa anche l’attenzione sul titolo si è un po’ raffreddata e in cinque sedute è passato di mano solo il 2,67% del capitale (circa 4,8 milioni di azioni) e il prezzo si è stabilizzato attorno a 4,644 euro, leggermente al di sopra del prezzo offerta. Ma il picco a quota 4,74 del 2 febbraio scorso è un ricordo ancora vivo nella mente degli investitori, con gli hedge fund attivi sul titolo e pronti a scommettere su un rialzo dell’offerta.
Ed è di questo argomento che Gilberto Benetton fa un vero punto d’onore: modificare i termini dell’Opa (il prospetto dovrebbe essere pronto entro una decina di giorni) significherebbe intaccare quell’immagine di capitano d’industria rispettato che il manager di Ponzano veneto si è conquistato sul campo.
Intanto, da alcune fonti finanziarie, emergono alcuni dettagli dell’operazione. L’esborso previsto di 276,6 milioni sarà finanziato attraverso una linea committed messa a disposizione da Unicredit, Mediobanca e Banca Imi perché i finanziamenti a disposizione del gruppo - sebbene un po’ meno costosi - erano finalizzati esclusivamente a operazioni di M&A. In ogni caso, parte dell’esborso sarà recuperato attraverso un’operazione infragruppo, giacché Edizione venderà a Benetton parte degli immobili destinata agli store attualmente in affitto ricavando circa 100 milioni di euro. Nessuna decisione, invece, sul futuro della stessa Benetton. Il suo ritiro dal listino è legato alla sottovalutazione in Borsa (il titolo tratta poco più di due volte l’Ebitda), ma difficilmente la famiglia metterà in discussione i propri assetti interni privandosi di un pezzo importante della propria storia. Discorso diverso per l’ad di Edizione, Gianni Mion, indicato da alcuni rumor come in procinto di lasciare il proprio incarico. Il manager è destinato a restare al proprio posto: a volte le differenze di vedute con Gilberto si traducono in esternazioni improvvise e in altrettanto repentine minacce di dimissioni che prontamente rientrano. È possibile che anche la questione-delisting rientri in questa casistica.
Altro fronte aperto - ma totalmente separato rispetto al dossier Benetton - è la valorizzazione del 33,3% detenuto da Atlantia in Igli, la controllante di Impregilo.

I buoni rapporti tra Edizione e il gruppo Gavio hanno facilitato una bozza di intesa che prevede l’uscita dal general contractor in cambio di una quota cash e di Autopistas do Pacifico (compartecipata da Atlantia e Sias). Ma non è detta l’ultima parola. L’ad Giovanni Castellucci, che non ha certo meno verve di Mion, ha voce in capitolo. E per Salini tutte le porte non sono ancora chiuse.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica