Di berlusconiano non ha nulla. Né laccento di Arcore, né la fede calcistica milanista, né - ovviamente - la passione politica di centrodestra. Eppure Roberto Benigni a modo suo si lascia scappare una verità molto in linea con quanto da anni sostiene il premier: in Italia non esiste alcun pericolo per la libertà di espressione. Alla faccia di chi - da Franceschini a Di Pietro passando per i santorini degli «editti bulgari» - va ripetendo la filastrocca del Cavaliere-dittatore e mangiatore di oppositori politici. Lattore toscano ne ha parlato in unintervista concessa al giornale tedesco «Frankfurter Rundsschau». Lintervistatore, probabilmente pregustando una bella invettiva contro un Berlusconi liberticida, gli chiede dei presunti bavagli posti ai media. Ma Benigni a sorpresa lo ghiaccia: «In Italia si può fare e dire quello che si vuole». Ma come? E Videla? E il «ducetto»? E l«allarme democratico»? Panzane, frottole e favolette. «Io per esempio - continua Benigni - posso rilasciare unintervista su Berlusconi, e non succede niente». Niente lager, niente gulag, niente purghe o maccartismo.
Intendiamoci, non è che Benigni si sia improvvisamente scoperto fan del premier. Anzi, come già accaduto a Sanremo (lo invitò a sparire) e in quasi tutti i suoi interventi pubblici, non lesina battute al vetriolo su di lui: «Lo vedo allInferno - vaticina da provetto Dante -. Lui è in grado di raccontare aneddoti scherzosi, di fare politica ed è un sex symbol: un misto tra Sharon Stone, Charles De Gaulle e Alberto Sordi.
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