nostro inviato a Appiano
Adesso si divertono con il gingillo. Sogni? Mah! «Giusto per non pensare agli infortunati», si giustifica Moratti. Ne parla lui e risponde Benitez. Ne riparla lui e ti strizza l’occhio Branca, che poi aggiunge l’unica verità finora accertata. «Messi sta benissimo a Barcellona». Vero, ma tempo qualche anno e potrebbe cambiare idea. Il Barça ha sempre venduto i suoi campioni: da Maradona in poi. Sarà un caso se l’Inter ha già immaginato che ci vorranno almeno due anni, prima che la pulce cominci ad averne abbastanza della Catalogna? Il tempo perchè Guardiola si liberi del contratto e scada quello di Benitez. Causalità ovviamente....Ma Moratti già due anni fa era arrivato a un passo dall’argentino...
E se il patron divaga, ammiccando alla sua doppia personalità. «Il tifoso lo vorrebbe, ma poi c’è il presidente e con quello mi pare più difficile...». Benitez va più deciso. «Sento parlare di Messi...Se il presidente vuol fare qualcosa, io non dico di no». Sorriso. Ma non sipario. «Sapete, Benzema e Kakà rischiano di essere doppioni. In attacco abbiamo già Milito e Eto’o, nella zona del francese. Per Kakà dovremmo cercare spazio fra Coutinho (lo cita per primo - ndr) e Sneijder: non è facile... Ma se Messi dice sì, va bene». Sogni ad occhi ad aperti? Piuttosto: avviso ai naviganti.
Oggi all’Inter frullano idee, ma servono danari. Moratti si sta preparando all’assemblea del 28 ottobre per immettere un altro pieno (40 milioni) alla voce: ricapitalizzazione. I viaggi negli Emirati non sono casuali. Benitez c’è rimasto male, quando gli è stato rifiutato ogni rinforzo. Da sornione Orso Yoghi fa buon viso. Ma è attento ai fuori onda. Moratti ha già conteggiato il valore di Messi. «Cento milioni non bastano. Se non spendo 100, spenderne di più è difficile». E il tecnico ha capito che potrebbe rimanere ancora a bocca asciutta. Altro che Messi. «Parleremo con Moratti e Branca».
La risposta è un riassunto dello status attuale dell’Inter. Difficile capire e forse capirsi. Gli infortuni provocano malumore. La trasferta a Cagliari, la partita all’ora del pranzo, sono l’inizio di un volo senza fine che dovrà atterrare la squadra, a metà dicembre, alla finale del mondiale per club. Benitez deve sentir sorrisini dietro le spalle: infermeria piena (Pandev sempre fuori, recuperati Samuel, Thiago Motta e Zanetti), si sprecano le discussioni su metodo d’allenamento e infortuni. Moratti non è stato incoraggiante. «Meglio capitino ora piuttosto che dopo. Ma ce ne sono diversi della stessa specie, bisognerà studiare che non succedano più». E allora Orso Yoghi ha tirato la zampatina, giocato in contropiede. Non sia mai che le solite sconsolate vedove Mou allunghino qualche veleno. «Anche quando è arrivato Mourinho, l’anno dopo gli europei, ci sono stati tanti infortuni: 50 nella stagione di cui 37 muscolari. Come vedete sono ben informato. Stavolta siamo nel post mondiale, che è peggio». C’è da immaginare la faccia smarrita dei mourinhani.
Oggi gli infortuni muscolari sono poco più di venti. «Ma non bisogna contare i dolorini del post partita», ha rilanciato il tecnico, riferendosi ai problemi di Julio Cesar, Lucio e Biabiany, risolti da un incontro all’altro. Più categorica l’enumerazione dei problemi. «Il calendario fa la differenza per le grandi squadre, come noi, che devono giocare tante partite. Quest’anno abbiamo cominciato con Sneijder che si è allenato solo 15 giorni. Nel giro di tre mesi, Milito è stato un mese e mezzo senza allenarsi con la squadra. I giocatori sono due anni più anziani, più spremuti. I viaggi lunghi, per le convocazioni nazionali, fanno danni, certi allenamenti sono un po’ esagerati. Non sappiamo realmente che tipo di lavoro svolgano i giocatori». Poi te lo racconta e sa benissimo tutto.
Benitez parla di business e di potere delle grandi società che dovrebbero mettere in campo i loro interessi, di danari che contano ma di giocatori che non reggono il calendario del calcio moderno. Milito ne è tipica vittima: l’anno scorso ha giocato 57 partite, troppe per la sua resistenza. Il mondiale è stato una trappola. Gli sono mancate le vacanze.
Per l’Inter (e per Messi) si vedrà.
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