Milano Alle 6.10 il volo AZ-676 per San Paolo decolla in perfetto orario. Debutto della nuova Alitalia da Malpensa: vecchia livrea tricolore con puntualità, efficienza e servizi migliori. Insomma, «una stagione nuova». Aggettivo targato Cai che, però, alle 7 in punto è vigorosamente cancellato da Cgil-Cisl-Uil insieme all’Ugl e a due sindacati autonomi. Assemblee, cortei e proteste a Malpensa e Linate pur di impedire il decollo della nuova compagnia di bandiera. Risultato? Venti voli soppressi («venti su seicento» rimarca Cai, «i problemi sono dipesi dalle agitazioni dei lavoratori dipendenti di Sea», ritardi anche di due ore per le partenze da Malpensa causa il sovrapporsi dei precedenti slittamenti d’orario e passeggeri bloccati al check-in per tre e passa ore nervosi, incazzati e pure rassegnati. Già, «questo sarebbe il nuovo corso» è il leit motiv degli atterrati, che insieme ai bagagli trascinano tanti sacchetti quanti i negozi svaligiati per ingannare il tempo.
Anche se Roberto Colaninno garantisce che sono «le ultime manifestazioni e riguardano una minima parte dei problemi che abbiamo dovuto affrontare dal punto di vista sindacale», i passeggeri non sono così ottimisti come il presidente di Cai. Anzi, la loro rabbia è inversamente proporzionale all’abbronzatura: «Ero a Guadalupe, due giorni di viaggio e sono bloccato per quattro str...: ragazzi, devo tornare a Roma, sennò...», «Io e Maria siamo stati in viaggio di nozze. Dove? Cancun. Bellissimo, ma vorremmo andare a casa nostra. Dove? A Catania sa, ci capisca, sarebbe la nostra prima volta nel letto di casa...». Sì, comprendiamo tutti. Pure Celestino da Napoli in partenza per Barcellona, «che faccio? Ho un colloquio di lavoro», e Giuliana: «Vado a Catania per affari, mi attende un notaio: è questione di vita o di morte».
Dagli schermi scompaiono i voli mentre il personale Sea spiattella il proprio impegno: «Abbiamo tenuto un comportamento responsabile» purtroppo, avvertono, «altre azioni ci saranno nei prossimi giorni». Sì, nuove fermate a sorpresa come «questa che ha ottenuto l’adesione di oltre il 90 per cento del personale in servizio» dicono soddisfatti i capetti del sindacato. E dietro di loro, eccoli, cartelli («Con Cai non voli», «Non finisce qui») e bandiere della Triplice in mano ai duecento che manifestano.
Ah, dettaglio non da poco, sono duecento o poco più i lavoratori Sea che impediscono «la regolarità del servizio». Tutti o quasi in cassa integrazione e in corteo facendo slalom tra i check-in perché «abbiamo bisogno di certezze, di uno strumento che consenta a chi vuole investire su Malpensa e su Linate di poterlo fare» spiega la Uil Trasporti. Aggiunge Roberto Rossi (Fit Cisl): «Vogliamo una vera liberalizzazione dei voli e ammortizzatori sociali». Conclude Nino Cortorillo (Cgil): «Il rilancio di Malpensa non è quello immaginato da Colaninno ovvero chiudere Linate, perché i due aeroporti sono vasi comunicanti».
Virgolettati da assemblea sindacale che non ammettono repliche, guai ricordargli, esempio, che il taglio dei voli da Malpensa risale al 30 agosto 2007, quando premier era Prodi e Prato annunciò il programma divenuto operativo dal 30 marzo 2008 che passò l’82 per cento dei passeggeri da Malpensa a Fiumicino. E pure impossibile è, dunque, ricordare ai pasdaran della protesta l’impegno del Governo per «impedire a Cai che Linate sia limitato alla sola tratta Milano-Roma» come fa sapere il sottosegretario Roberto Castelli. Proteste che «non capisco» aggiunge il ministro Sandro Bondi, che atteso a Roma per le 12 sbarca due ore dopo: «Pensavamo fosse una giornata di gioia, che ci fosse uno stato d’animo di soddisfazione perché è stata salvata la compagnia di bandiera e perché Cai ha delle prospettive di cambiamento e di crescita. Invece ci sono delle persone che non la pensano così».
E come il ministro dei Beni Culturali la pensa Carmelo bloccato in coda con mamma e papà, destinazione Reggio Calabria: «Attendiamo da due ore di poter partire. Se annullano il volo speriamo almeno che ci rimborsino a dovere».
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