Benzina e caro insalata spingono al rialzo i prezzi

RomaAccuse reciproche come quelle che sono volate ieri a Palazzo Chigi, non si erano sentite nemmeno tra le sigle dei metalmeccanici nei passaggi più difficili della trattativa su Fiat. I rapporti tra i sindacati confederali sono ai minimi per colpa di una nuova firma separata, questa volta sul pubblico impiego. Più nello specifico, ieri a palazzo Chigi è stato raggiunto un accordo sul cosiddetto dividendo dell’efficienza nella pubblica amministrazione, che completa la riforma Brunetta per quanto riguarda la fine degli automatismi sulla retribuzione accessoria degli statali e compensa il blocco temporaneo della contrattazione.
Senza accordo, gli stipendi pubblici sarebbero diminuiti. L’intesa, invece, fotografa le buste paga pre riforma di impiegati e insegnanti e le lascia invariate, a differenza - hanno sottolineato i firmatari - di quanto è successo negli altri paesi europei come la Germania, dove le retribuzioni sono state tagliate.
La divisione di ieri è quella che si ripropone puntualmente quando al governo c’è il centrodestra. Hanno detto sì Cisl, Uil, Ugl e, sul fronte degli autonomi, la Confsal, che nel pubblico impiego ha un peso non da poco. «Organizzazioni che rappresentano un numero di lavoratori superiore a quello della Cgil», ha sottolineato il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. Il sindacato della sinistra si è alzato dal tavolo, insieme a Cobas e Cisal. Il segretario generale Susanna Camusso ha chiesto di affrontare tutti i temi, a partire dal precariato nel pubblico impiego (la finanziaria limita del 50 per cento il rinnovo dei lavoratori a tempo negli enti pubblici). E, soprattutto, ha preteso nuove elezioni delle rappresentanze sindacali unitarie. Richiesta che gli altri sindacati hanno interpretato come il tentativo di capitalizzare malumori politici e «accumulare problemi» da mettere nel conto del governo in carica, senza curarsi troppo del fatto che a farne le spese sarebbero le retribuzioni pubbliche.
Molto politica l’accusa di Camusso a Cisl e Uil: «Siamo di fronte a dei sindacati firmatari che corrono in soccorso di un governo un po’ claudicante. L’accordo è una presa in giro per i lavoratori». Poco più tardi ha rincarato la dose sostenendo che gli altri sindacati stanno sostenendo «l’ultima coda velenosa» del governo Berlusconi. Bonanni e Paolo Pirani della Uil si sono infuriati. «Non mi sono mai permesso - ha detto il leader della Cisl - di dire cose di questo genere. Eppure ho molti dubbi sulla caratura essenzialmente sindacale dei comportamenti come quelli che ci tocca sopportare». È la prima volta, da quando è stata eletta, che Bonanni attacca frontalmente Camusso. Il sindacalista Cisl è persino ritornato su un argomento che non aveva più toccato nemmeno nei momenti più caldi della vertenza Fiat e che sembrava volere evitare proprio per cercare di ricucire con la Cgil: «La Cgil moderi i termini e rispetti milioni di lavoratori, altrimenti darà energia a tutto quello che sta accadendo. Scritte ingiuriose, tentativi di violenza che sono già il frutto di questo linguaggio. Quello che accade in Italia succede solo in Germania con i naziskin».


Oltre agli obblighi politici di Corso d’Italia (negli ultimi giorni Camusso sta attaccando il governo su argomenti non sindacali e in linea con quelli del Pd), pesa lo «schiaffo» che la Cgil ritiene di avere subito nei giorni precedenti all’intesa, quando il governo ha incontrato solo Cisl e Uil. Trattative dure, riferiscono fonti sindacali. Durante le quali le sigle, che sostengono il governo «claudicante», hanno minacciato lo sciopero. E alla fine, l’hanno spuntata.

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