Benzina meno cara? I petrolieri dicono no

IL PIANO Per abbassare i costi del carburante saranno incentivati i distributori self service

RomaNessuna marcia indietro da parte dei petrolieri. I ribassi ai prezzi della benzina non ci saranno nonostante le richieste del governo. Ma il braccio di ferro continua e il ministero dello Sviluppo economico fa sapere di non escludere sanzioni amministrative.
L’incontro tra governo e Unione petrolifera di ieri, però, s’è concluso con un nulla di fatto. Marco D’Aloisi, portavoce dell’Up, ha tenuto duro e ha spiegato ai rappresentanti del ministero che «gli aumenti dei prezzi della benzina sono ampiamente giustificati dalle speculazioni di mercato. Le compagnie hanno assunto un atteggiamento cauto verso il mercato perché avremmo potuto subire aumenti dell’ordine di 6-7 centesimi al litro - questa la tesi dei petrolieri - mentre gli aumenti sono stati solo di 3 centesimi». Il governo ha invece ripetutamente chiesto di abbassare il prezzo di due centesimi, ricevendo un secco niet: «Non ci sono margini». Il ministro Scajola, tuttavia, non alza bandiera bianca e ha chiesto al Garante per la sorveglianza dei prezzi di avviare indagini sull’andamento del costo dei carburanti. Il prossimo round è previsto per settembre.
Il sottosegretario con delega all’energia, Stefano Saglia, ieri ha chiesto con forza alle compagnie di non attuare comportamenti speculativi e, possibilmente, di ridurre il differenziale (stacco) di prezzi con l’Europa, visto che secondo i calcoli del ministero ci sarebbero i margini per un ribasso. Non solo: Saglia ha anche annunciato che da settembre il ministero lavorerà alla riforma della rete distributiva dei carburante. È una riforma che, ha spiegato, «va condivisa con le Regioni» e puntiamo «a creare più liberalizzazioni nel servizio, favorendo i punti vendita della grande distribuzione e incentivando i self service». Il sottosegretario ha spiegato che si punterà anche «sui carburanti alternativi, il metano e il Gpl». Alle accuse di non aver fatto abbastanza per ottenere quanto chiesto, Saglia ha ribattuto: «Noi abbiamo chiesto di ridurre i prezzi ma non siamo in un regime sovietico, al massimo possiamo operare una moral suation nei confronti delle compagnie». Il governo, ha concluso Saglia, sta comunque considerando l’ipotesi di avviare l’aggiornamento trimestrale dei prezzi del carburante, così come già avviene per il gas e l’elettricità.
Alla vigilia dell’esodo di Ferragosto, quindi, non ci sarà nessuna tregua sui prezzi del carburante, fatti lievitare da tutte le compagnie: 1,35 euro al litro per i distributori Shell; 1,34 per l’Agip; 1,33 per Tamoil, Erg e Ip. Ritocchi all’insù anche per il diesel (dal 1,158 al 1,169 euro per litro).
Sul piede di guerra le associazioni dei consumatori.

Il Codacons ringhia: «Le compagnie petrolifere potranno continuare a spennare i poveri automobilisti andati in vacanza o pronti a partire per Ferragosto» e chiede che, qualora si accertino rialzi puramente speculativi, «vengano sequestrati pompe e depositi».

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