Benzina troppo cara Ora il pieno si fa con letame e olio fritto

C’era una volta l’austerità, erano gli anni Settanta e la prima importante crisi petrolifera aveva spinto tutti a cercare soluzioni alternative per muoversi. C’era chi aveva rispolverato i calessi e chi faceva funzionare i ciclomotori con il cherosene delle stufe al posto della classica miscela olio-benzina. Oggi quei tempi sono tornati. L’emergenza è un po’ meno acuta di qualche settimana fa, ma è bastato che il prezzo di verde e gasolio superassero la soglia dell’euro e 50 centesimi per far scattare la corsa al risparmio. E in questa corsa tutte le soluzioni sono valide, anche le più fantasiose.
È quindi tornata d’attualità la possibilità di utilizzare olio di colza o più semplicemente olio di semi nel serbatoio di un’auto con motore diesel per farla funzionare. Una pratica non priva di rischi per i modelli più recenti ad alte prestazioni, ma soprattutto vietata dalla legge, poiché in questo modo si diventa evasori fiscali, dato che non si pagano le accise previste.
La fantasia però va ben oltre. Il settimanale Auto oggi ha scoperto che si sta diffondendo una variante ancora più economica di questo sistema. Qualcuno ricicla l’olio usato per friggere nei ristoranti. In questo modo i ristoratori evitano di preoccuparsi dello smaltimento e gli automobilisti più furbi hanno un carburante a costo zero o quasi. L’utilizzo non è immediato, bisogna far depositare le impurità per almeno un mese e successivamente filtrare attentamente l’olio per eliminare tutte le impurità che potrebbero danneggiare l’impianto di alimentazione del motore. Una volta riciclato il fluido, si può provvedere a versarlo nel serbatoio, in percentuali che possono variare dal 30 al 50 per cento. I consumi e il rendimento restano pressoché invariati, ma gli effetti sulla meccanica non sono sempre positivi. Se i motori di vecchia generazione digeriscono bene il carburante ottenuto dagli scarti delle patatine fritte, quelli più moderni evidenziano pericolose incrostazioni che possono danneggiare gli iniettori. E quindi annullare tutto il risparmio economico, che può raggiungere i 50 euro per ogni pieno. Ma la fantasia non ha limiti, così c’è chi recupera il gasolio dalla cisterna dell’impianto di riscaldamento del condominio. In questo caso il risparmio è minimo, poiché la differenza di prezzo al litro è inferiore ai 20 centesimi. Però anche se sembrano uguali i due combustibili non lo sono. Quello per uso domestico ha doti lubrificanti inferiori, quindi i rischi di danni sono ancora più evidenti a fronte di un risparmio di pochi euro. Anche Gpl e metano sono cresciuti. Sono sempre convenienti, ma la paura di assistere a nuove galoppate verso l’alto ha solleticato l’inventiva. Così torna attuale la vietatissima e pericolosissima pratica di fare rifornimento di Gpl usando le bombole di gas liquido per cucina.
E per chi ha l’auto a metano? Ci sono ottime notizie, soprattutto per chi vive in campagna. Il letame è infatti destinato a diventare una materia prima importante quanto l’oro nero. In attesa di vedere distillato gasolio in grandi quantità da questa base (in Giappone ne hanno estratto un grammo da 100 grammi di escrementi di mucca) c’è chi già produce gas. In Alto Adige la società Alpengas ha messo a punto un procedimento per ottenere metano dallo sterco di polli e vacche.

Basta portare a una temperatura stabilita e successivamente vaporizzare il prodotto per ottenere biogas naturale di ottima qualità. Tranquilli, una volta bruciato nel motore nessun aroma tradisce la provenienza del carburante alternativo utilizzato.

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