Beppe Fiorello: «Petrosino eroe come Falcone»

Al via domani la fiction sul poliziotto italoamericano ucciso dalla Mano nera

Paolo Scotti

da Roma

Che legami possono esserci fra un poliziotto italoamericano della metà dell'800, e un giudice antimafia del ventesimo secolo? «Più di quanti possa sembrare. Intanto entrambi erano italiani. Entrambi hanno combattuto la mafia, in Italia come in America; e tutt'e due con metodi innovativi. Entrambi hanno ispirato la nascita di nuove, apposite leggi anticriminalità organizzata, perché tutti e due dicevano che per sconfiggere i mafiosi bisogna imparare a ragionare come loro. E infine entrambi, purtroppo, sono caduti vittime dei malfattori cui davano la caccia». Joe Petrosino come Giovanni Falcone, dunque. Non rifugge il parallelo, e lo sottolinea orgoglioso Beppe Fiorello: emozionato, felice (e ancora fisicamente provato) dopo aver interpretato Joe Petrosino; la miniserie sulla coraggiosa vita e l'eroica morte del poliziotto italiano che, nella New York del 1873, anticipò la lotta antimafia del giudice Falcone nella Palermo anni 90. E che Raiuno manderà in onda domani e lunedì in prima serata. «Non conoscevo la storia di questo ragazzo di più di cent'anni fa - ammette l'attore -; mi commuove pensare che, emigrato con la famiglia insieme a tanti altri italiani nella terra promessa d'America, alla ricerca d'una vita migliore, esportò laggiù un'Italia diversa. Quella della gente onesta, desiderosa di lavorare. E finì per lottare proprio contro gli italiani che, al contrario, avevano scelto la strada dell'illegalità».
Diretto da Alfredo Peyretti su una sceneggiatura di Purgatori e Carrington, e prodotta con larghezza di mezzi da Giovanni Di Clemente (che in Bulgaria ha ricostruito la pittoresca Little Italy di fine secolo), Joe Petrosino segue l'irresistibile ascesa di questo italiano di cui andar fieri - l'arruolamento nella polizia, i clamorosi successi nella lotta contro la protomafia di allora, la Mano Nera, l'amicizia col futuro presidente Roosevelt, la morte e il funerale, seguito da migliaia di americani commossi. «Anche Petrosino, come Falcone, per indagare in America, volle costituire una squadra di poliziotti tutti italiani, che lavorava con metodi per allora rivoluzionari - fa notare Andrea Purgatori -; anche lui stimolò la creazione di un'apposita legge antimafiosa: quella sugli indesiderabili. Particolare finale, non casuale. Nel dipartimento di Polizia di New York c'è la statua di Joe Petrosino? Ebbene: nella Scuola di polizia di New York c'è una statua dedicata a Giovanni Falcone». Ormai abituato a prestare talento e cuore ad eroi e antieroi, come Salvo D'acquisto, Valentino Mazzola e (nella nuova fiction le cui riprese inizieranno lunedì) Giovanni Moscati, medico dei primi del 900 canonizzato da papa Wojtyla, Beppe Fiorello confessa: «Ancora una volta ho ritrovato in un personaggio il ricordo di mio padre. Sì: papà in divisa (era finanziere), onesto e concreto, mi ricorda Joe. Quando poi mi sono accorto che Petrosino era stato ucciso a Palermo il 12 marzo del 1909, sessant'anni prima che nella stessa città nascessi io, il 12 marzo del 69, allora ci ho visto una sorta di predestinazione».

E poi alla miniserie Rai, Beppe (che smentisce di girare un film col celebre fratello: «Lui non vuole, non si ritiene un attore») ha sacrificato anche la salute. «Durante le riprese si è ribaltata una carrozza e io mi sono fratturato una spalla. Risultato: per un mese e mezzo ho recitato con un braccio solo».

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