L’Associazione Musulmani di Bergamo si è aggiudicata all’asta la cappella degli ex Ospedali Riuniti messa in vendita lo scorso settembre e che da circa tre anni ospitava le funzioni della comunità cristiano-ortodossa romena. L’obiettivo è quello di trasformarla in una moschea.
Uno “scippo” reso possibile grazie a un rialzo dell’8% fatto dalla comunità islamica su una cifra base che partiva da 418.700 euro. Se il progetto dovesse andare in porto si tratterebbe del secondo centro di preghiera islamico a Bergamo, dopo quella di via Cenisio.
Il presidente dell'associazione Idir Ouchickh e il consigliere Imad El Joulani hanno spiegato che l'intenzione è quella di mantenere la destinazione del sito a luogo di culto.
Vi è però un punto fondamentale da chiarire e cioè la provenienza dei fondi, aspetto di enorme importanza visto il contesto.
Lo scorso settembre infatti presso il Tribunale di Bergamo si era tenuta l’ennesima udienza sul caso che coinvolge proprio El Joulani, cardiologo 58 enne, già presidente del centro islamico di via Cenisio e presidente della comunità islamica bergamasca.
Secondo l'accusa, retta dal pm Carmen Pugliese, nel giugno del 2015 il medico, dopo aver ottenuto, a nome del Centro, una donazione di 4 milioni e 980mila euro dalla Qatar Charity Foundation, prospettando falsamente la realizzazione di una nuova moschea in via Baioni, avrebbe costituito l’associazione Comunità Islamica di Bergamo e proceduto all’acquisto di un terreno e di un capannone in via San Fermo, utilizzando le somme di denaro nel frattempo erogate dalla fondazione per il tramite di Ucoii (Unione comunità islamiche d’Italia) e arrecando così un danno al Centro culturale islamico cui le somme erano destinate.
Secondo quanto contestato, l’immobile di via San Fermo costò 2,2 milioni, tra acquisizione del terreno e lavori, mentre il resto della donazione della Qatar Charity Foundation sarebbe stata travasata sui conti correnti di El Joulani.
Durante l’udienza dello scorso 19 settembre è stato ascoltato Ayyoub Abouliaqin, che dal 2012 al febbraio 2018 ha ricoperto il ruolo di direttore generale della sede di Londra della Qatar Charity Foundation (la fondazione dell’emirato arabo che si occupa di finanziare nel mondo le moschee e i centri culturali islamici).
Abouliaquin ha dichiarato: “Chiesi più volte tutta la documentazione a El Joulani, che però, adducendo sempre delle scuse, non presentò mai una rendicontazione del progetto di via Baioni. Giurava che i documenti c’erano, ma inventava sempre una storia diversa per non mostrarceli. Gli incontri a Bergamo li avemmo solo con lui. Un’anomalia che ci fece sospettare che c’era qualcosa che non andava, visto che quando c’era di mezzo la realizzazione di una nuova moschea era prassi incontrare tutti i soggetti interessati, cioè i vari componenti delle comunità islamiche. Per sviare i sospetti, a un certo punto El Joulani ci disse di avere dubbi su alcuni membri dell’Ucoii. Ma era tutta una scusa per evitare che la nostra attenzione si focalizzasse su di lui".
Oltre a Ucoii e alla fondazione araba è parte civile anche Mohamed Saleh, attuale presidente del Centro culturale islamico di via Cenisio che con la
sua denuncia fece partire tutta l’inchiesta.Prima di procedere con il completamento dell’iter sarebbe dunque il caso di approfondire ulteriormente la vicenda affinchè vi sia massima trasparenza sulla provenienza dei fondi.
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