Bergamo, è guerra del sesso fra il parroco e il sindaco

Tre giorni di fiera dell'erotismo e a Cologno scoppia la rivolta dei fedeli. Il primo cittadino leghista: "I capannoni non sono in centro, possono restare"

Bergamo, è guerra del sesso 
fra il parroco e il sindaco

Bergamosex: già dal nome ha l’effetto di una fucilata in chiesa. L’idea di abbinare questa terra e il sesso è temeraria come pensare che Belzebù in persona nuoti beatamente nell’acquasanta. Difatti. Difatti torna per la seconda volta la kermesse porcella e per la seconda volta scoppia la guerra di morale.

Il fronte è posto a Cologno, nella Bassa, paesotto di diecimila abitanti che si presenta carinissimo dentro le vecchie mura, dove hanno edificato gli antichi, e osceno oltre le fortificazioni, dove ci siamo sbizzarriti noi moderni. Qui, nel palatenda piantato tra i capannoni della zona industriale, fino a domani sera c’è supertraffico di allupati e superlavoro di pornostar. Il genere di rappresentazioni sul palco sta scritto tutto nei nomi: Belicia, Malù, Eva, e via andare.

Ad esibirsi, una trentina di anatomie: una via l'altra, dal tardo pomeriggio fino a notte fonda. Previsto anche uno spazio per nudità maschili, dedicato principalmente alle ragazze, ma anche ai ragazzi che eventualmente vantassero altre inclinazioni.

A mettere in piedi l’ambaradan maialesco, con relativa bufera di costume e di scostumati, è ancora e sempre lui, il libidinoso della notte, che nessun maschio italiano ammetterebbe mai di conoscere, ma che tutte le sere in più di un milione (dati auditel) seguono nel suo talk-show sul network di canali locali, manco a dirlo dal titolo «Sexy bar», giunto ormai al decennale. Si chiama Corrado Fumagalli, ha 41 anni, e come racconta con orgoglio s'è fatto tutto da solo «lavorando duro al Mi-sex, dove non ho visto il becco di un quattrino, ma ho imparato il mestiere». Da qui, una decina d'anni fa, la decisione di mettersi in proprio, ramo luci rosse: programma prodotto tutto in prima persona, pubblicità compresa, fatturato attuale «sui centomila euro al mese».

L’anno scorso, l’idea: «Il Mi-sex, che non rinnego, mi aveva un po' stufato. Sempre uguale. Allora mi sono detto: perché non organizzare qualcosa di mio? Io abito vicino a Cologno, esattamente a Pognano. Ne ho parlato con il sindaco di qui, gli ho spiegato che a me non interessava fare altri soldi, ma chiamare una volta all'anno i miei fedelissimi per una bella festa. Gli ho assicurato che tutti gli incassi andranno sempre in beneficenza, gli ho garantito che nel modo più assoluto non c'è spazio per porcherie del genere prostitute e giri strani. In pista, soltanto la bellezza dell'erotismo.

Venti euro il biglietto d'entrata, cinquanta per il tavolino, tanta allegria davanti a un buon bicchiere. Stiamo bene noi, e col ricavato facciamo stare un po' meglio anche qualcuno che ha bisogno...».
Messa così, sembra una cosa del ramo missioni, da Pime o da Comboniani. Il problema, inutile specificarlo, sta tutto nel peccato originale: costruire beneficenza sulle curve paraboliche delle spogliarelliste e sugli occhi fuori dalle orbite del caloroso pubblico resta quanto meno avventuroso. Non è così semplice. È difficile da digerire. L’anno scorso, alla prima edizione, tutti gli imbarazzi sono subito esplosi: «Emergency», cui erano destinati i 23mila euro degli incassi, garbatamente ha rifiutato il gentile omaggio. Quest'anno, per evitare una seconda portellata sui denti, il vulcanico Fumagalli s'è premunito di apposita Onlus: «Abbiamo fondato l’associazione: manderemo i soldi in Salvador, per costruire una scuola».
L'incasso a luci rosse stavolta non ballerà sul tavolo, rimpallato da una parte all'altra, ma i problemi restano. Quest'anno, fino all'ultimo, dall'altra parte della barricata hanno provato a far saltare l'avvenimento del tutto. Duecento parrocchiani hanno sottoscritto una lettera indignata e l'hanno inviata al sindaco. Tra le altre cose, che sottolineano l'indecenza della manifestazione, c'è un richiamo all'enciclica di Papa Wojtyla sulla dignità della donna, la «Mulieres dignitatem».

Bisogna subito dire che il sindaco, Roberto Legramanti, leghista della prima ora, rieletto al secondo mandato con plebiscito popolare, non è granché barcollato: «Duecento firme su diecimila abitanti non mi sembrano così significative. E comunque non bastano a fermare una manifestazione innocua e defilata: sono in mezzo ai capannoni, lontani dal centro, e non disturbano la quiete pubblica. È diseducativa per i giovani? Questi genitori dovrebbero preoccuparsi d’altro: vedo in giro ragazzi che non rispettano gli anziani, per esempio. Cominciamo da questa educazione, caso mai...».

C’è però il problema diplomatico con la parrocchia. Gli chiedo: ma lei se la sente di andare alla guerra col parroco? «Guardi, don Rino su questa vicenda non fa nessuna guerra. Ne abbiamo parlato spesso, nei vari incontri: usa molto senso dell’ironia, mi prende in giro e mi fa battute. Come don Camillo con Peppone. Ma siamo fermi a questo. È troppo intelligente per farsi trascinare in una questione così marginale».
Provo anche a bussare in canonica, ma non risponde nessuno. Lo stesso sindaco mi avverte: «Inutile che insista: don Rino è in silenzio stampa».

Sempre così, nei nostri paesi: si raccoglie di più tra l'anonimato dei bar e dei portici aviti. Sembra, pare, si dice, che il prevosto non abbia alcuna voglia di capeggiare la rivolta. Preferisce lasciare che se la sbrighino le opposte fazioni. Al momento, giudicando i nudi risultati, la questione morale conta più o meno come carta straccia in un cestino, dove peraltro risulta sia finita la stessa lettera di protesta, su in municipio.
Il vero trionfatore, almeno fino a nuovo match, già previsto per il 2009, resta dunque l'ideologo del pornomeeting vietato ai minori. Corrado Fumagalli è talmente soddisfatto, da riconoscere agli avversari persino un certo rispetto: «Ognuno fa il suo mestiere. Fanno bene a esprimere le proprie idee. Tutto sommato, a me è risultata una gran pubblicità. Gratis. Però c’è una cosa che proprio non posso accettare...». Il tono si fa indignatissimo. Specifica: «Voglio dirlo». Dica: «Non posso sentirli parlare di sfruttamento della donna. Queste sono signore che ballando sul palco svestite guadagnano ventimila euro al mese. E lo chiamiamo sfruttamento, questo?».

È una teoria.

L'idea che i veri sfruttati, in fondo, siano gli sbavanti guardoni sotto al palco, non è poi così assurda. Parola dal «Bergamosex»: sopra o sotto al palco, mai viste moltitudini tanto sfruttate e tanto felici d'essere sfruttate.

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