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Bergamo, nasce invalida dopo la lite in sala parto Inchiesta su 2 dottoresse

Lite tra due ginecologhe in sala parto agli Ospedali Riuniti: la bimba è nata cieca e invalida al centro per cento. La madre ha l'utero lacerato e non potrà più avere figli. Il padre denuncia, ma l'ospedale smentisce

Bergamo, nasce invalida 
dopo la lite in sala parto 
Inchiesta su 2 dottoresse

Bergamo - Ancora una lite per un cesareo in sala parto. Una bimba albanese è nata invalida agli Ospedali Riuniti di Bergamo, dopo una presunta lite tra due dottoresse per decidere se intervenire o meno con un parto cesareo. Secondo il padre della piccola, Saimir Zekaj, 38 anni, operaio albanese da 16 anni in Italia operaio all’inceneritore di Dalmine, la moglie sarebbe stata lasciata due giorni in sala travaglio con dolori fortissimi. La bimba, nata al termine di una gravidanza tranquilla, è invalida praticamente al cento per cento e la madre non potrà più avere figli, a causa di lesioni all’utero.

Le condizioni della piccola Samanta è cieca e totalmente invalida, viene nutrita da un sondino nell’addome e che non deglutisce, per cui bisogna continuamente aspirarle il muco altrimenti morirebbe soffocata. Sua madre, 31 anni, ha l’utero lacerato e non potrà più avere figli. La famiglia albanese ha fatto causa agli Ospedali riuniti di Bergamo, sui quali è stata aperta un’indagine. 

La discussione Dopo un travaglio di due giorni, al momento del parto sarebbe scoppiata una discussione molto accesa tra due dottoresse, con una che voleva a fare il taglio cesareo, l’altra no. La prima alla fine ha desistito e ha lasciato la sala parto sbattendo la porta. Solo i medici arrivati al turno successivo hanno optato per il cesareo. Ma quando la bimba è nata la madre Albana aveva l’utero lacerato: si è scoperto che la bimba non pesava 3 chili e 800 grammi come dicevano le visite, ma quattro chili e mezzo. La rottura dell’utero ha provocato un’emorragia interna che ha sottratto sangue e ossigeno alla bimba, che è nata senza dare segni di vita ed è stata salvata solo da un’attività di rianimazione. Il parto è avvenuto in gennaio, ma la piccola Samanta è uscita dall’ospedale solo pochi giorni fa. Nel frattempo il padre si è rivolto all’avvocato Roberto Trussardi, che ha presentato le denunce.

Ma l'ospedale smentisce la lite "Gli Ospedali Riuniti di Bergamo, in merito all’episodio del 30 gennaio scorso riportato oggi dagli organi d’informazione, smentiscono che si sia mai verificato un litigio tra coloro che hanno assistito la paziente. La signora è stata ricoverata nella serata del 28 gennaio e assistita correttamente per tutta la degenza. Le ecografie e i costanti monitoraggi dei parametri fetali hanno evidenziano una situazione regolare sia per il feto che per l’andamento del travaglio. Il monitoraggio, eseguito in continuo, alle 20 ha evidenziato sofferenza fetale e il medico di guardia ha deciso per un cesareo in emergenza. Solo una volta ottenuto il consenso della donna, che in un primo momento si era opposta all'intervento, i medici possono procedere e alle 21 la bambina nasce gravemente asfittica. Non risulta al momento che vi sia alcuna indagine in corso, ma una semplice richiesta di documentazione da parte del legale della famiglia. Infine è inesatta la notizia che in seguito al parto la paziente abbia perso l’utero. Pur capendo il dolore della famiglia, l’azienda ospedaliera smentisce quindi fermamente che le condizioni della bambina siano imputabili a un contrasto fra gli operatori".

"Tutti i referti testimoniano la continua vigilanza e la pronta decisione dei medici ad intervenire con il cesareo quando questo si è reso necessario. L’intervento non è stato eseguito immediatamente per il tardivo consenso dei genitori. A riprova della volontà di massima trasparenza, l’Azienda ospedaliera ha offerto al sig. Zekaj la massima disponibilità a chiarire la vicenda; è stata immediatamente avviata un’istruttoria interna e la direzione ha nominato una Commissione, di cui farà parte anche un rappresentante individuato dalla Direzione Sanità regionale. Attendiamo a questo punto che la magistratura proceda celermente a fare chiarezza, a tutela dell’azienda ospedaliera e degli operatori che ogni anno fanno nascere 4.300 bambini, molti dei quali al termine di gravidanze difficili, rispondendo alle famiglie che si rivolgono al nostro centro anche da fuori regione".

L'azienda ospedaliera ha affidato a un legale la tutela della propria immagine.

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