Berlusconi: «Adattare all’Italia il presidenzialismo francese»

VERTICE DECISIVO Fissato per la fine della prossima settimana il faccia a faccia con Fini il «bastiancontrario»

nostro inviato a Parigi

«Vedrete che Fini tornerà presto a fare il bastiancontrario». Il commento Silvio Berlusconi se l’era fatto sfuggire in privato e proprio sul suo aereo una settimana fa. Ed è davvero difficile che sul volo che nel pomeriggio lo riporta da Parigi a Milano non pensi più o meno la stessa cosa. D’altra parte, dopo quasi dieci giorni di moratoria postelettorale, con la querelle sulla legge elettorale si riapre ufficialmente il tira e molla tra premier e presidente della Camera che ci accompagna ormai da un anno. Peraltro, proprio nel giorno in cui il Cavaliere è in visita in Francia, madre del modello semipresidenzialista. Tant’è che durante la conferenza stampa congiunta con Nicolas Sarkozy il premier si avvicina all’inquilino dell’Eliseo e si lascia scappare una battuta eloquente: «Il sistema francese per noi è un esempio, quindi mi raccomando di farci sapere eventuali contrordini...».
Modello francese, dunque. Ma senza doppio turno (il primo con tutti i candidati e il secondo con il ballottaggio) e votando nello stesso giorno sia per il Parlamento che per il presidente della Repubblica. Neanche troppo un distinguo questo, visto che con la riforma del 2002 anche in Francia le elezioni per l’Assemblea nazionale e quelle per il presidente della Repubblica sono divenute sostanzialmente contemporanee per limitare al massimo il rischio di «coabitazione» tra presidente e premier di diversi schieramenti.
Berlusconi elenca «tre grandi riforme» a cui sta lavorando: quella istituzionale, quella della giustizia e quella fiscale. E approfitta dell’occasione parigina per dire che «il sistema francese è per noi un esempio». La premessa è nota. I padri costituenti, spiega il premier, scrissero la Carta per evitare un nuovo regime fascista e proprio per questo diedero «tutto il potere al Parlamento» e «nulla all’esecutivo». Ora, visto che il presidente del Consiglio ha in mano solo lo strumento del decreto legge che «deve essere controfirmato dal capo dello Stato» e considerato che anche i disegni di legge escono dalle Camere «come lontani parenti» dei provvedimenti varati dal governo, è necessario rimettere mano alla Costituzione. Perché, dice Berlusconi, «servono soluzioni tempestive ed efficaci». E il modello è quello del «semipresidenzialismo francese», ma «adattandolo per il nostro Paese». «Pensiamo al turno unico - spiega il Cavaliere a ora di pranzo - e all’elezione nello stesso giorno di presidente e Parlamento». Ipotesi su cui converge anche la Lega e sulla quale - dopo giorni di silenzio - all’ora dell’aperitivo si sfila ufficialmente Gianfranco Fini. I due avranno tempo per discuterne alla fine della prossima settimana quando, fa sapere l’ex leader di An, è stato finalmente fissato l’atteso faccia a faccia tra i due.
Berlusconi, d’altra parte, forte del risultato delle urne non sembra affatto intenzionato ad aprire fronti interni. Almeno pubblicamente. Tanto che a Parigi ci tiene a dire che «la proposta del governo non è quella ufficiale». «Abbiamo cominciato a lavorare e - spiega - dobbiamo procedere attraverso vari passaggi». C’è stata una prima bozza presentata al capo dello Stato ma «il provvedimento deve passare per il Consiglio dei ministri», essere «discusso dalla maggioranza» e poi «arrivare al Parlamento che metterà a punto la forma di Stato e gli aggiustamenti necessari». Un assist che Fini preferirà non raccogliere.
Nella conferenza stampa congiunta si parla anche di economia. Con Berlusconi che ribadisce il suo ottimismo perché «abbiamo davanti a noi un panorama rassicurante». Nessuna necessità, dunque, di correggere i conti, tanto che il premier smentisce «categoricamente» le voci di una manovra correttiva e rilancia la necessità che l’Europa si occupi della crisi della Grecia «per evitare conseguenze alla moneta unica».


C’è spazio anche per un po’ di amarcord, visto che «qui a Parigi ho avuto un passato da ragazzo e tutte le volte che vengo avverto un po’ di commozione». «Ancora adesso - conclude citando Mes jeunes années di Charles Trenet, uno degli autori preferiti dal premier - guardando il cielo dico che c’est le ciel le plus léger du monde».

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