Roma Non solo in pubblico, ma anche nelle telefonate delle ultime 48 ore con alcuni dirigenti del Pdl il Cavaliere continua a dirsi convinto che alla fine con la Lega non si arriverà alla rottura. E lo fa, forse, per esorcizzare quello che sa bene essere un «rischio concreto». Tanto che a chi gli è più vicino, a quelli di cui si fida davvero, il timore Silvio Berlusconi l’ha confidato senza tanti giri di parole: «Difficile reggere così per un anno e mezzo».
Già, perché l’ex premier sa bene che quella della Lega è una strategia decisa a tavolino e fortemente voluta da Roberto Maroni e Roberto Calderoli. Su cui, nel merito, è d’accordo anche Umberto Bossi che forse - se base e dirigenza del suo partito non fossero in subbuglio contro il cosiddetto «cerchio magico» - avrebbe preferito un profilo meno barricadero nei confronti di Berlusconi e del Pdl. Invece - è il ragionamento che si faceva ieri ai piani alti di via dell’Umiltà - il Senatùr «fa così fatica a tenere in mano il partito che è costretto a rincorrere la sua base.
Insomma, quello tra Pdl e Lega è un equilibrio difficile da mantenere. Anche perché, e Berlusconi ne è stato informato, lo scontro non si limita agli affondi verbali (come quello di Bossi lunedì) o ai titoli di prima pagina de la Padania (ieri). Il Carroccio, infatti, ha scientificamente deciso di provare a rastrellare voti al Pdl puntando su quella parte del suo elettorato che è deluso dal sostegno dato al governo Monti. Una strategia a breve termine e da mettere in pratica già alle amministrative della prossima primavera. L’intenzione è quella di flirtare con dirigenti locali del Pdl «delusi» che potrebbero allestire liste civiche che andrebbero a sostenere i candidati leghisti. Il primo passo di quello che a via Bellerio sperano possa essere un «discreto travaso» di voti.
Ed è questa la vera ragione per cui l’asse tra Berlusconi e Bossi rischia seriamente di incrinarsi. Perché una cosa è gestire - politicamente e nelle dichiarazioni pubbliche - il diverso approccio al governo Monti, altra è uno scontro all’ultimo elettore che il Pdl - già nei sondaggi niente affatto solido - proprio non può permettersi. Ecco perché è stato lo stesso Cavaliere - sempre rigorosamente in privato - a non escludere uno scenario futuro senza Carroccio ma con il Terzo polo. Ragion per cui gli ambasciatori hanno già iniziato a sondare Pier Ferdinando Casini. E non solo se Gianni Alemanno esclude di ritrovarsi un giorno nello stesso partito di Gianfranco Fini ma non nella stessa coalizione.
Detto questo, l’ala «nordista» del Pdl è intenzionata a fare il possibile per preservare l’alleanza. Perché se saltasse davvero il banco con il Carroccio il problema potrebbe allargarsi alle regioni e agli enti locali amministrati insieme. Uno che spinge in questo senso è Roberto Formigoni. Anche se, dicono i rumors di Palazzo Grazioli, lo fa solo in chiave successione. Se ci fossero le primarie di coalizione per decidere il candidato premier, il governatore lombardo potrebbe contare sull’appoggio dei leghisti nella corsa su Angelino Alfano. E in cambio il Carroccio porterebbe a casa il suo placet a ottenere finalmente un candidato leghista al Pirellone.
Tutti gli scenari, insomma, sono possibili. Anche se non ha torto Osvaldo Napoli quando dice che «il 2013 è ancora lontano» e «da qui ad allora molta acqua passerà sotto i ponti» lasciando intendere che è difficile fare previsioni adesso. Al momento, infatti, la questione chiave è quella della manovra e di come farla digerire al proprio elettorato. Misure, spiega Alfano, che «faremo di tutto per migliorare».
Soprattutto su Ici e pensioni. Su cui, dice Maurizio Gasparri, si è già ottenuto un successo. «Bene il contributo di solidarietà per le pensioni più alte. È stata una giusta battaglia che premia la tenacia del Pdl a tutela delle fasce più deboli».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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