Adalberto Signore
da Roma
Prosegue a suon dinterviste la guerra di posizione allinterno del centrodestra. Con Forza Italia, An e Udc che hanno visioni ben diverse di quello che dovrà essere il futuro della coalizione. Sia sul fronte del partito unico che sullormai annosa querelle sulla leadership. E con Silvio Berlusconi che sembra sempre più deciso ad andare oltre Forza Italia, lanciano di qui a breve una nuova formazione che raggruppi tutti i soggetti moderati del centrodestra che vogliono prendere parte alloperazione. Non ci sarà lUdc, perché Pier Ferdinando Casini è stato chiaro nel dire che «la Cdl non esiste più» e che «ora è il momento di rilanciare i singoli partiti». Ma neppure An, per la quale Gianfranco Fini ha in mente un percorso di «modernizzazione della destra» che passa per lingresso nel Ppe («alle prossime europee», quindi nel 2009) e ha il partito unico solo come punto di approdo ultimo.
Ma il Cavaliere resta convinto che dopo lestate si debba dar vita al Partito della libertà. Ed è proprio su questo che ha continuato a lavorare nei giorni scorsi da Arcore. Perché, ha più volte ripetuto nelle telefonate e negli incontri delle ultime ore (lultimo lunedì sera a villa San Martino con Umberto Bossi), per Forza Italia «serve unoperazione di marketing». Per questo Berlusconi ha già iniziato a sondare la possibilità di coinvolgere nel progetto alcuni dei partiti che si sono presentati con la Cdl alle ultime elezioni: dal Pri di Giorgio La Malfa e Francesco Nucara al Nuovo Psi di Gianni De Michelis e Stefano Caldoro, dai Riformatori liberali di Benedetto Della Vedova fino alla Dc di Gianfranco Rotondi. Ma lo sguardo è rivolto pure a quegli esponenti di An e Udc, non necessariamente prime o seconde file, insoddisfatti dalla politica delle rispettive segreterie e che guardano con interesse a una simile prospettiva.
Un passaggio del genere - il superamento di Forza Italia e la nascita del Partito della libertà - nei fatti darebbe vita a un primo embrione delleventuale partito unico (il cui futuro resta però legato a doppio filo a una modifica della legge elettorale). E comporterebbe il completo azzeramento dellorganigramma azzurro. Il gruppo dirigente del nuovo soggetto, infatti, seppure con una prevalenza azzurra dovrebbe essere compartecipato da tutti i partiti che prendono parte alloperazione. E per quanto riguarda Forza Italia Berlusconi sembra deciso ad affidarsi soprattutto ai giovani. Un suggerimento che più di una volta gli ha dato negli ultimi tempi Bossi e del quale lex premier pare essersi ormai convinto. «È arrivato il momento - ha ripetuto ai suoi più duna volta - di affidarci ai quarantenni».
Ma mentre il Cavaliere si prepara a tornare in sella a tutti gli effetti dopo qualche settimana di sordina (oggi dovrebbe essere lui a fare la dichiarazione di voto sullAfghanistan in Aula a nome di Forza Italia), nella Cdl continuano incessanti i sommovimenti interni. Con Fini che guarda a «un nuovo centrodestra» ma definisce di «nessuna importanza» la questione della leadership sollevata da Casini. «Anche perché - spiega in unintervista al Corriere della Sera - non ha senso. Il risultato elettorale è stato chiarissimo: Berlusconi ha preso il 24%. Di che discutiamo?». Non è un caso che da Arcore il leader di Forza Italia si dica molto soddisfatto delle parole del presidente di An: «Unottima intervista, lho letta davvero con molto piacere». Ma nel dibattito si inserisce anche Giulio Tremonti che si fa ambasciatore del Cavaliere e dalle colonne di Repubblica raccoglie lapertura del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta, convinto che al Senato lUnione debba «allargare la maggioranza» con «una forte azione di convincimento verso i settori moderati». «Forza Italia e Ds - dice il vicepresidente della Camera - si preparino, serve la Grande coalizione». Che, spiega, «è lesatto contrario del Grande centro, una regressione novecentesca». Insomma, più che un segnale allUnione un chiaro messaggio a Casini: se parte il dialogo tra maggioranza e opposizione, Forza Italia è pronta a discutere con i Ds senza farsi scavalcare dallUdc.
Un uno-due, quello di Fini e Tremonti, che lex presidente della Camera legge come parte di una strategia decisa a tavolino. «Ora provano a mettermi allangolo - diceva ieri ai suoi con un pizzico di soddisfazione - e ci rincorrono sul nostro terreno. Evidentemente non ci stiamo muovendo poi così tanto male come qualcuno pensa...».
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