Milano - È una primavera di fuoco quella che si prepara nel tribunale di Milano per Silvio Berlusconi: il presidente del Consiglio rischia di ritrovarsi imputato, nella più fosca (almeno per lui) delle ipotesi, in quattro processi contemporaneamente. Una data è già certa: il 28 febbraio riparte il processo a carico del Cavaliere per la vicenda dei diritti tv, rimesso in carreggiata da un intervento del Consiglio superiore della magistratura che con provvedimento urgente ha rispedito a Milano Edoardo d’Avossa, il giudice che l’aveva presieduto in passato e che era stato nel frattempo trasferito in Liguria. Nei prossimi giorni saranno fissate anche le date di ripartenza del processo per l’affare Mills e dell’udienza preliminare per la vicenda Mediatrade. E, colpo finale, già lunedì o martedì la Procura potrebbe fare partire la richiesta di giudizio immediato del capo del governo per il «Rubygate», con le accuse di concussione e di utilizzo della prostituzione minorile.
La brusca accelerazione decisa dal procuratore Edmondo Bruti Liberati per l’inchiesta sulle serate ad Arcore è figlia, in parte, anche del voto negativo che si annuncia alla Camera sulla richiesta di perquisire gli uffici milanesi di pertinenza del premier. Di fronte allo stop da parte della Giunta per le autorizzazioni a procedere - che verosimilmente verrà confermato dall’aula di Montecitorio martedì prossimo - i pm milanesi reagiscono rinunciando alla perquisizione e tirando le fila dell’inchiesta, almeno per quanto riguarda Silvio Berlusconi. La richiesta di giudizio immediato arriverà la settimana prossima sul tavolo del giudice preliminare Cristina Di Censo. Se la Di Censo riterrà che dalle carte emerga l’«evidenza della prova» a carico dell’imputato, potrebbe fissare il processo già per il mese di aprile. Unica incognita per questa marcia a tappe forzate sul fronte «Ruby», il comportamento della Camera: se la Procura rifiutasse di trasmettere gli atti al tribunale dei Ministri, come chiede la Giunta, potrebbe scattare un conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato. Ma il processo al Cavaliere nel frattempo andrebbe avanti lo stesso.
E da ieri c’è la possibilità concreta che al processo per la faccenda delle ragazze invitate ad Arcore si aggiungano anche gli altri processi, quelli congelati nell’aprile 2010 dall’entrata in vigore della norma sul «legittimo impedimento» e dai ricorsi alla Corte Costituzionale da parte dei giudici che li stavano conducendo. L’11 gennaio scorso, come è noto, la Corte Costituzionale ha accolto in parte quei ricorsi, senza annullare la legge ma ridimensionandone la portata: spetta comunque al giudice, dice la Consulta, valutare se gli impegni governativi di un imputato debbano prevalere sulle esigenze del processo. Nei giorni scorsi le motivazioni della sentenza sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale.
Che la macchina dei processi si rimettesse in moto era, a quel punto, doveroso. Ma si prevedeva una ripartenza faticosa: anche perché cinque dei sei giudici impegnati nei processi avevano nel frattempo cambiato posto di lavoro, e sembrava quindi inevitabile che i processi ripartissero da zero (rischiando di andare incontro alla prescrizione, almeno nei casi Mills e diritti tv).
Invece no. A tempo di record, il Consiglio superiore della magistratura ha richiamato in servizio a Milano «per sei mesi rinnovabili» il giudice d’Avossa perché porti a conclusione il processo diritti tv, dove il premier è accusato di evasione fiscale e appropriazione indebita. Il presidente del tribunale di Milano, Livia Pomodoro, dal canto suo ha riassegnato alla sezione di d’Avossa le due giudici a latere, che nelle more avevano anche loro cambiato mansioni.
Berlusconi assediato da 4 processi: un assalto Ma il premier: "Respingerò i pm politicizzati"
Il pool prova a stringere i tempi per andare a giudizio ad aprile accelerando sul rito immediato. Sprint anche sui procedimenti fermi per il legittimo impedimento: richiamati i magistrati trasferiti. Ma il premier assicura: "Respingerò l'assalto giudiziario"
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.