Berlusconi avverte: "Se Casini non si decide, lo facciamo noi"

Il Cavaliere: "Porte sempre aperte". Poi l'aut aut ai centristi: "Nessuna possibilità di riaprire il discorso perché i nostri elettori ci vogliono vedere uniti". "Mastella da solo? Benissimo". Sull'aborto: "Non toccheremo la 194". "Gli impegni di Veltroni? Sono le promesse mancate di Prodi". L' Udc è in un angolo. E Mastella corre da solo

Berlusconi avverte: "Se Casini 
non si decide, lo facciamo noi"

da Roma

È sempre più sottile, quasi impercettibile, il filo che lega l’Udc al Popolo della libertà. L’ultima notte, quella appena passata, per una trattativa tutta in salita (forse disperata); eppoi oggi la formalità di una separazione che sembra ormai inevitabile.
«L’accordo con Casini? Sarà difficile», spiega Silvio Berlusconi a Tv7. «Comunque, chiedete a lui...». E racconta: «Stamattina (ieri per chi legge, ndr) mi ha cercato lui, ma io non potevo. Nel pomeriggio, l’ho richiamato io: è stata una telefonata cordiale, come sempre». Ma la cordialità, forse, salva la forma; non la sostanza. Tant’è che appena rientrato a Palazzo Grazioli, il Cavaliere precisa: «Domani (oggi, ndr) o Casini mette la parola fine o la mettiamo noi: adesso bisogna decidere. Altrimenti sembra che noi ci dividiamo, quando invece abbiamo fatto un grande partito del 40/45%. Comunque, con Casini ci dobbiamo sentire ancora. La decisione la devono prendere loro. Le porte non sono aperte, sono spalancate».
E spiega che le condizioni sono sempre le stesse: per l’Udc come per gli altri partiti della coalizione. «Tutti hanno rinunciato al simbolo e l’unica eccezione è la Lega, che abbiamo convinto a presentarsi solo al Nord». Ne consegue che «non potremmo chiedere ad altri che hanno messo da parte il simbolo, come An o la Democrazia cristiana di Rotondi, di fare un’eccezione per i centristi». Ad An non andrebbe giù: «Non accetta che ci sia un trattamento diverso». Nonostante il partito unico, restano delle sfumature tra i due partiti. «Non sminuisco Fini, ma in Forza Italia non c’è ancora la possibilità di un’adesione» su una sua eventuale leadership del centrodestra. «Viene vissuto, per ora, ancora come leader di una parte». Per la futura guida della coalizione «ci sono personaggi importanti che stanno emergendo», ma nessuno con un consenso sufficiente.
Berlusconi resta ottimista sul risultato delle elezioni e ribadisce l’intenzione di una campagna elettorale «tranquilla». «Quasi non dovrei farla - osserva -. Basta dire: signori, voi mi conoscete, io sono qua, se mi volete, per governare il Paese».
Il programma c’è già. Ed è stato già presentato a Joaquin Almunia, che «credo che possa condividere il nostro piano». Ci sarà l’abolizione dell’Ici, «uno dei tre provvedimenti che porteremo nel primo Consiglio dei ministri». E delle misure per le pensioni ma non un ritorno allo scalone. Confermato l’impegno per liberalizzare i servizi pubblici locali con l’obiettivo di far abbassare le tariffe. Non come quelle della sinistra: «Un bluff, hanno portato benefici solo alle cooperative». Nessuna prova di forza, invece, sull’aborto. «Non credo che questo tema delicato sia da campagna elettorale. Non credo che si debba cambiare l’attuale legge, credo che si debba applicare meglio». Davanti alle telecamere di Tv7 Berlusconi giudica «specchietti per le allodole» gli impegni che Walter Veltroni sta prendendo in campagna elettorale, «sono le promesse mancate di Prodi». E non crede ai miracoli in fatto di recupero dell’evasione fiscale: «I 40 miliardi in più nelle entrate dello Stato sono il frutto dell’aumento della pressione fiscale. Solo due sono entrati per la lotta all’evasione». E sempre a proposito di Veltroni, a chi gli osserva che farà la campagna elettorale in pullman, risponde con un sorriso: «Buon viaggio...». Per poi stigmatizzare il sostegno del leader del Pd a Barack Obama: «Un grave errore. Si rende la vita difficile se poi vincesse, come è probabile, McCain. Non si deve mai intervenire negli affari interni di un Paese, soprattutto se alleato». E alla domanda su chi vorrebbe della sinistra nel suo governo risponde: «Se io dicessi un nome lo metterei in cattiva luce presso i suoi. A me piacerebbe avere Tony Blair».
Minore fair play, per i partiti minori. Per esempio, a proposito della Rosa bianca (la compagine di Pezzotta, Baccini e Tabacci), alla quale attribuisce «meno dello 0,8%». A chi gli ricorda che anche Clemente Mastella correrà da solo alle elezioni, risponde con un diplomatico «benissimo». Quanto alla scelta solitaria della Destra di Storace e Santanchè, commenta: «È giusto che ci sia una destra».

Infine una battuta anche su Enzo Biagi: «Mi sono battuto perché restasse in Tv ma alla fine prevalse il suo desiderio di poter essere liquidato con un compenso molto alto». Un’affermazione che suscita l’immediata reazione di Bice e Paola Biagi: «Siamo letteralmente indignate».

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