Politica

Berlusconi: il capo del Sismi non si tocca

Cossiga invita il generale a dimettersi: ti hanno abbandonato

Claudia Passa

da Roma

Non era necessario, dopo le ripetute e inequivocabili prese di posizione di Palazzo Chigi. Non è una novità, viste le fulminanti e circostanziate smentite con cui il governo italiano ha liquidato la ricostruzione di Repubblica sulla genesi del falso dossier «Niger-gate» e il presunto coinvolgimento della nostra intelligence militare. Ma nonostante tutto, Silvio Berlusconi ha voluto nuovamente fugare ogni possibile dubbio: «Nutro stima per il generale Pollari - ha affermato ieri -, ho seguito il suo lavoro con fiducia ed apprezzo ciò che sta facendo al Sismi, così come ho sempre determinato e condiviso i comunicati di Palazzo Chigi in sua difesa».
A suscitare l’esternazione del premier, una lettera inviata da Francesco Cossiga ad Ezio Mauro, direttore di Repubblica, nella quale il presidente emerito ha consigliato al capo degli 007 di rassegnare le dimissioni. «Questa mattina (ieri, ndr) - racconta Cossiga - l’amico generale Nicolò Pollari, che si sente, e giustamente! abbandonato da tutti, escluso Gianni Letta, Enzo Bianco, me ed una parte della sinistra (non quella “prodiana” egemonica), comprendendo che lui e il Servizio, proprio alla vigilia della partenza del presidente del Consiglio per Washington, si trovano oggettivamente in difficoltà, mi ha telefonato per chiedermi un consiglio. Non ho avuto alcuna esitazione a dargliene uno solo: si dimetta subito dall’ufficio di direttore del Sismi, nell’interesse del Paese, del Servizio e suo».
L’ex «picconatore» ha poi invitato il direttore di Repubblica a vigilare su quanto i suoi giornalisti vanno scrivendo del Niger-gate («questa forsennata campagna che tanto sta danneggiando il nostro sistema di sicurezza»), paventando «strumentalizzazioni» nell’ambito di «lotte tra Servizi nazionali ed esteri», guerre «di potere» e assestamenti tellurici - o forse «sismici» - all’interno dell’establishment militare italiano e della comunità dell’intelligence. Cossiga ha quindi suggerito a Pollari di rassegnare il mandato, prospettandogli lo scenario di una «lotta impari» da affrontare «non appoggiato né dal presidente del Consiglio né tanto meno, anzi! dal ministro della Difesa». Di più: da parte di Berlusconi, il senatore a vita ha ipotizzato addirittura «antipatia» e «non fiducia» nei confronti del numero uno di Forte Braschi.
«Mi spiace - gli ha mandato prontamente a dire il premier - ma stavolta l’amico presidente Francesco Cossiga non ha colto nel segno, in quanto mi attribuisce qualcosa che è lontano dalla verità e dal mio modo di essere». A stretto giro è arrivata anche la «piena fiducia» del ministro della Difesa Antonio Martino, che ha invitato «caldamente» il generale Pollari a non prendere «neanche in considerazione» il consiglio di dimettersi. «La Difesa - afferma in un comunicato il vertice di Palazzo Baracchini - vuole continuare a poter fare affidamento, come fin qui accaduto, sulle grandi professionalità del generale Pollari», al quale Martino aveva fatto giungere il suo apprezzamento già lo scorso 23 ottobre (per la cattura del latitante Umberto Di Fazio) e il successivo 26 ottobre (per un sequestro di esplosivo e armi a Reggio Calabria).
Una difesa a tutto campo, insomma, sottoscritta anche da Francesco Giro, consigliere politico di Sandro Bondi, a nome dell’intera Forza Italia. Di più: l’inequivocabile manifestazione di una fiducia che lungi dall’esser scalfita da campagne-stampa smentite dai fatti che Palazzo Chigi ha snocciolato in questi giorni (e che il prossimo 3 novembre lo stesso Pollari riferirà al Comitato di controllo sui Servizi segreti), s’è andata rafforzando nel tempo, con gli indiscussi successi mietuti sul campo negli ultimi anni dalla nostra intelligence militare, segnata nell’epoca dei governi ulivisti da vicende non esaltanti come l’«insabbiamento» del dossier Mitrokhin. Non è un caso che riconoscimenti al Sismi di Pollari siano più volte arrivati anche dal centrosinistra (in fondo l’ha ammesso lo stesso Cossiga); non è un caso che ieri, mentre il verde Pecoraro Scanio e il ds Vannino Chiti chiedevano a Berlusconi di riferire in Parlamento sul «Niger-gate», mentre il numero due del Copaco Maurizio Gasparri (An) parlava di «gialli fondati sul nulla» e Enzo Fragalà (An) di «una tempesta in un bicchier d’acqua», il presidente Enzo Bianco abbia pubblicamente mostrato di gradire «la sensibilità istituzionale del generale Pollari» che di sua sponte ha chiesto di riferire al Comitato.

Solo un pazzo - fanno notare a Palazzo San Macuto - avrebbe fatto altrettanto se avesse avuto qualcosa da nascondere.

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