Berlusconi deciso: «Mi difenderò in ogni luogo»

Roma«Non permetterò ai pm di ribaltare il voto popolare» si sfoga Silvio Berlusconi. «Siamo alla resa dei conti. Mi difenderò in ogni luogo». La decisione della Procura di Milano di tentare di portare il premier alla sbarra per entrambi i reati contestati, concussione e prostituzione minorile, suscita indignazione, perplessità e stupore a Palazzo Grazioli. Gli avvocati di Silvio Berlusconi leggono nella mossa di Edmondo Bruti Liberati una sorta di scommessa ad alto rischio, un tentativo di giocare la carta del tutto per tutto per disinnescare il rischio che il fascicolo sulla prostituzione finisca per competenza alla Procura di Monza.
La riunione con Niccolò Ghedini, Piero Longo, Angelino Alfano e anche, a sorpresa, con Gaetano Pecorella, si muove sul filo delle analisi delle mosse e contromosse da sviluppare dopo che il gip avrà deciso se accogliere o meno le richieste dell’accusa. Si valuta in primis la possibilità di sollevare il conflitto di attribuzione davanti la Corte Costituzionale, un’iniziativa che si preferirebbe venisse assunta dalla Camera piuttosto che dalla Presidenza del Consiglio.
A palazzo Grazioli c’è il timore di una sorta di offensiva congiunta di più procure. In particolare qualcuno paventa il rischio che al filone milanese e a quello napoletano, si affianchi quello delle feste romane e che questo porti a una sorta di saldatura tra tribunali diversi e al conseguente trasferimento nelle mani del pool di Milano. Un’ipotesi che, agli occhi del premier e dei dirigenti Pdl, confermerebbe il valore tutto politico dell’inchiesta.
Quel che è certo è che la maggioranza sta di nuovo serrando i ranghi per tentare di approvare in tempi strettissimi il disegno di legge sul processo breve. Il 15 febbraio la commissione Giustizia della Camera riprenderà l’esame del ddl. La presidente, Giulia Bongiorno, ha infatti accolto la richiesta di rimettere il processo breve all’ordine del giorno. Una mossa sulla quale c’è il pieno assenso della Lega che ha confermato il proprio via libera nel vertice di lunedì sera tra Berlusconi, Bossi, Tremonti e Calderoli.
Dal «caminetto» serale con i dirigenti della Lega il premier è uscito rinfrancato. Nonostante qualche frizione sul finanziamento del piano di rilancio dell’economia, il premier e il leader della Lega si sono trovati d’accordo sulla necessità di procedere al rilancio dell’azione di governo senza accelerazioni verso le urne. A Bossi, che chiede di non tirare avanti solo per «galleggiare», Berlusconi risponde che ci sono tutti i presupposti per definire i progetti in cantiere, a partire dal federalismo. In cambio chiede, però, di evitare «strappi» pericolosi per la tenuta della maggioranza. Il rimpasto, anche per questa settimana, resterà invece in stand-by per concretizzarsi con ogni probabilità a fine mese. I «responsabili» ostentano misura, anche perché il premier nella cena di giovedì scorso li ha rassicurati sulla volontà di allargare la squadra di governo. Non a caso Saverio Romano, leader del Pid, spiega: «Non sono deluso dal comportamento di Berlusconi, non credo che non manterrà le promesse fatte». Per il momento i rappresentanti del nuovo gruppo si dicono pronti a dare battaglia sulle commissioni, chiedendo che si proceda al riequilibrio interno. Nel mirino sono la bicameralina per federalismo, giustizia e bilancio, tre luoghi chiave per le prossime delicate scadenze parlamentari, compreso il processo breve. Intanto l’operazione allargamento della maggioranza non si ferma. E molti deputati dell’area responsabile ostentano ottimismo. «Presto raggiungeremo quota 28», assicura Domenico Scilipoti, che prevede quindi sette nuovi acquisti.

Più cauto Arturo Iannaccone: «Arriveranno due new entry dall’opposizione». Sullo sfondo continuano i contatti con Marco Pannella che annuncia che «non accetterà ministeri» ma non esclude un suo possibile, nuovo incontro con il premier.

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