Roma - Dichiarare o non dichiarare, questo è il dilemma. Perché sono giorni che il Cavaliere fa opera di pazienza ed evita di ripetere pubblicamente quel che pensa della magistratura, della procura di Milano in particolare e soprattutto del processo Mills. In privato Berlusconi è invece senza freni, convinto che domani arriverà una condanna che considera «già scritta» dal «tribunale speciale» milanese nonostante «sia innocente» e «il presunto reato sia per giunta già prescritto». Insomma, «una cosa da pazzi». Ecco perché a ora di pranzo, incrociando i giornalisti mentre lascia la Camera dopo aver votato sul Milleproroghe, a chi gli chiede dell’imminente sentenza Mills l’ex premier risponde con un «ne parleremo poi» perché «forse stasera faccio una conferenza stampa su questo».
È questo, infatti, che vorrebbe davvero fare il Cavaliere. Presentarsi nel parlamentino di Palazzo Grazioli e dire quel che pensa senza troppi giri di parole puntando il dito contro quella che considera «una vera e propria persecuzione giudiziaria» che «ormai coinvolge anche la mia famiglia» (il riferimento, probabilmente, è alla recente richiesta di rinvio a giudizio di Piersilvio Berlusconi per Mediatrade). È questo, non c’è dubbio, lo stato d’animo del leader del Pdl. Che da giorni ripete di voler «far sapere alla gente come stanno le cose» e raccontare «tutte le bugie e le mistificazioni di magistrati fuori controllo e che tutto fanno fuorché applicare la legge».
L’ipotesi di una conferenza stampa serale, non certo già in agenda ma buttata lì perché sono giorni che il Cavaliere fa fatica a tenersi, manda ovviamente in fibrillazione Palazzo Grazioli. Dove le solite «colombe» si adoperano immediatamente per la controffensiva. Sono Gianni Letta, Angelino Alfano e Paolo Bonaiuti a cercare di riportare un decisamente riottoso Berlusconi a più miti consigli. Inutile parlare oggi, inutile presentarsi davanti alle telecamere e andare allo scontro con la magistratura e con il tribunale di Milano quando mancano 48 ore alla sentenza. Sarebbe considerato un atto «ostile», è il senso dei ragionamenti di Letta e Bonaiuti. Per altro di nessuna utilità, visto che difendersi oggi o farlo sabato non cambia di molto lo stato dell’arte. E poi anche al Quirinale - che sta seguendo la vicenda Mills con molta attenzione - non sembra fossero troppo entusiasti dell’idea di una conferenza stampa ad hoc sul processo.
Così - dopo ore di tira e molla - nel tardo pomeriggio arrivano finalmente da Palazzo Grazioli notizie certe. O quasi. Nessuna conferenza stampa, magari un comunicato ipotizzano dallo staff dell’ex premier, a testimoniare che - seppure Berlusconi ha rinunciato - la tentazione di fare almeno una breve dichiarazione resta. Alla fine non se ne farà nulla, silenzio assoluto. Anche se il Cavaliere non esclude di presentarsi domani in tribunale per una dichiarazione spontanea che potrebbe rivelarsi una bomba atomica. Un’idea che non piace per nulla a Niccolò Ghedini, convinto che qualche possibilità di vedersi dichiarare la prescrizione ci sia ancora. Andare allo scontro con il tribunale pochi minuti prima che entri in camera di consiglio per il verdetto, insomma, non sarebbe un gesto per nulla distensivo.
Comunque andrà domani, Berlusconi continua però a ripetere - ancora giovedì sera durante una cena organizzata dalla deputata del Pdl Melania Rizzoli - che «la sentenza non influirà sulla tenuta del governo». A Monti, infatti, in questo momento di crisi secondo il Cavaliere «non c’è alternativa». Il punto è prepararsi adeguatamente agli scenari - per molti versi imprevedibili - del 2013. «Il nostro scopo - spiega Alfano a Otto e mezzo - è «riunificare l’area moderata italiana».
«Rinnovare completamente il partito», assicura il Cavaliere a Claudio Scajola durante un incontro a Palazzo Grazioli insieme ad Alfano. All’ex ministro dello Sviluppo che sarebbe tornato a consigliare di «archiviare» il Pdl, Berlusconi avrebbe infatti risposto che è sua intenzione «rinnovarlo e aprirlo alla società civile».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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