Berlusconi detta le condizioni per non votare

Conferenza stampa di fine anno. Il Cavaliere assicura che "con l’attuale maggioranza si può tranquillamente governare" e aggiunge: "Si può ampliare senza alcun calcio mercato". Poi avverte: "Se anche la Consulta bocciasse il legittimo impedimento, spiegherei la mia innocenza ai cittadini". Sì al confronto con il terzo polo

Berlusconi detta  le condizioni  per non votare

Roma Avanti tutta sulla Con­sulta in attesa della sentenza sul legittimo impedimento che arriverà a gennaio e con la consapevolezza che d'ora in poi la strategia sarà quella di giocare all'attacco. Se lo «scudo» sarà bocciato, dun­que, nessun piano B e niente sotterfugi da azzeccagarbu­gli. Berlusconi è deciso a pre­sentarsi in tribunale e spiega­re le sue ragioni. Cosa che fa­rà anche in televisione, con­vinto com'è che il suo eterno braccio di ferro con le procu­re non si possa risolvere per vie legali. E il processo Mills, spiega il Cavaliere nella confe­renza stampa di fine anno, ne è la dimostrazione visto che per evitare la prescrizione l'accusa è arrivata a sostenere che «la corruzione si perfezio­na non quando c'è il passag­gio di denaro ma quando i sol­di vengono spesi». «Quando anche i giudici convergono su questa tesi - aggiunge ­non si può negare che ci sia nella magistratura una asso­ciazione tesa all'eversione». Il tono di voce è pacato e tran­quillo, ma l'affondo è pesan­tissimo.
Un combinato disposto che solitamente accompagna Ber­lusconi quando ha finalmen­te preso una decisione da tem­po ponderata. «Se dopo il lo­do Alfano la Corte costituzio­nale boccerà anche il legitti­mo impedimento­ confidava giorni fa a un parlamentare di vecchio corso- sarà la confer­ma che quello che vogliono questi giudici è solo la guerra. E guerra avranno». Non solo in tribunale, dove il premier ha intenzione di presentarsi regolarmente e dove, se si an­drà ad elezioni anticipate, gio­cherà parte della campagna elettorale. Ma anche in televi­si­one e nelle cancellerie euro­pee, perché «i miei processi sono in molti casi esilaranti» con «invenzioni incredibili dei pm» che si esporranno al «pubblico ludibrio». Insom­ma, se davvero i giudici acco­glieranno la tesi dell'accusa che vorrebbe che la corruzio­ne si perfezioni non al mo­mento del passaggio di dena­ro ma quando i soldi vengono spesi («quindi se uno è un ri­sparmiatore non c'è reato...», ironizzava giorni fa con un suo collaboratore) non ci sa­rà altra strada che presentare alle Camere un disegno di leg­ge che istituisca «una Bicame­rale che accerti se non ci sia nella magistratura una asso­ciazione tesa all'eversione». Muro contro muro, dunque.
Maggioranza allargata. Berlusconi parla poi del re­cente voto di fiducia e dice no alle elezioni anticipate: «Na­politano ha detto che tutte le persone di buon senso consi­derano irragionevole andare al voto, non possiamo che es­sere d'accordo con lui». An­che se poi indica il termine di gennaio - che «ho dato anche alla Lega» - come «data ulti­ma » per «capire se si può go­vernare o meno». L'asticella che fissa il premier è quota 325 deputati di maggioranza come soglia minima. Anche se sarebbe più auspicabile un'intesa strategica con l'Udc. Per questo considera «ragionevole» parlare con il Terzo Polo per trovare un'ac­cordo. Anche perché, fa sape­re, ci sono posti di governo «disponibili» per quei partiti attualmente esterni alla mag­gioranza che dovessero deci­dere di sostenere l'esecutivo. Se invece si resterà sotto la so­glia dei 325, allora «meglio tor­nare alle urne» che tirare a campare per due anni e mez­zo.
Verso il voto del 2013. Ma se la legislatura arrivasse alle sua scadenza naturale, Berlu­sconi non esclude di fare un passo indietro e lasciare ad al­tri la candidatura a Palazzo Chigi. «Sono convinto - dice ­che stiano crescendo nuove forze assolutamente capaci di diventare presidente del Consiglio e portare avanti il Popolo della libertà e il centro­destra. Mi auguro si appalesi­no e che io possa partecipare alla campagna elettorale per dare il mio contributo, ma in­terrompere lì il mio impegno che è un grande sacrifico». E il Quirinale? Il premier dice di non essere interessato al Col­le dove vedrebbe bene Gian­ni Letta, ma si dice anche con­vinto che sia ormai arrivato il momento- dopo tre presiden­ti della Repubblica che vengo­no dal centrosinistra - che quando sarà terminato il set­tennato di Napolitano venga eletto un capo dello Stato che provenga dal centrodestra.
La rottura con Fini. Berlu­sconi torna poi sullo scontro con il presidente della Came­ra. «Da circa un anno - dice ­l'onorevole Fini ha portato critiche e distinguo nei con­fronti della maggioranza, del governo, del Pdl e verso di me personalmente. Non lo abbia­mo espulso dal partito, ma ab­biamo detto in un documen­to dell'ufficio di presidenza che le sue posizioni erano "al­lo stato" incompatibili con le posizioni del Pdl».Poi l'affon­do: «Con Fini non ci sarà al­cun riavvicinamento. E alla domanda se lo considera an­cora super partes non si tira in­dietro: «La risposta è nella do­manda. Il presidente della Ca­mera deve essere un'istituzio­ne super partes , non lo è stato e non lo è soprattutto ora che è il leader di un partito passa­to all'opposizione. Ci sareb­bero altri 5 o 6 motivi da ag­giungere, ma me ne asten­go... ».
Caso Prestigiacomo. Sul ministro dell'Ambiente,inve­ce, il premier preferisce ta­gliar corto. «È risolto», dice. Per poi allargare il tema e ri­cordare lo strappo di un'altra ministra, la Carfagna. «Non sono pentito di aver puntato sulle donne al governo. Que­ste cose - spiega - accadono perché le donne ci credono, non sono professioniste della politica e non hanno attitudi­ne al compromesso. Che in politica, invece, è indispensa­bile ».
I figli e la politica. Esclude, invece, una possibile discesa in politica di uno dei suoi figli: «Assolutamente no. Glielo im­pedirei ». Poi, parlando del­l'intervista di Barbara a Vani­ty Fair , risponde che da parte sua «non ci sono state debo­lezze ». «I figli - aggiunge - so­no influenzabili dalle madri. Io voglio bene a Barbara, ma in questa situazione ha subi­to qualche influenza. In tutte le famiglie ci sono situazioni di questo genere».
Riforma dell'Università.  Si passa poi alla proteste con­tro la riforma Gelmini e il pre­mier difende con forza sia il ministro che il provvedimen­to: «Non è vero che non c'è sta­to dialogo con gli studenti, ci sono stati almeno 100 incon­tri e il ministro Gelmini ha in­contrato tutti rettori. Una vol­ta che i ragazzi conosceranno i contenuti di questa rivolu­zione capiranno che non c'è nulla di negativo». È una rifor­ma di cui «possiamo essere or­gogliosi », aggiunge invitando i giovani a «darsi da fare e non pensare solo al posto fisso».
Conti pubblici. Infine Ber­lusconi tranquillizza sulla te­nuta economica escludendo che possa esserci una mano­vra correttiva in primavera. «Non sarà fatta - spiega - per­ché non c'è né la previsione né la necessità di questa ma­novra.

Anche il commissario europeo competente in mate­ria ha escluso questa necessi­tà ». Anzi, conclude, «abbia­mo tenuto i conti pubblici in ordine senza mettere mai le mani nelle tasche dei cittadi­ni ».

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