da Milano
Un secondo dopo lannuncio è coro entusiasta dellItalia tutta, allurlo di «siamo tutti lumbàrd». Passano meno di cinque minuti ed è già scontro. Con botta e risposta durissimo fra Romano Prodi e Silvio Berlusconi, il primo a rivendicare ogni merito, il secondo ad avvertire che «certo non è merito del governo di sinistra». E con quelli che «adesso diteci come farete a rinunciare a Malpensa» ad affondare la lama sulla gestione del caso Alitalia da parte del governo uscente.
Per tutti lExpo 2015 a Milano sarà loccasione per la «svolta» del Paese. Solo che poi vai a vedere e scopri che è tutto un rivendicar glorie, che persino Walter Veltroni il romano la butta lì: «Anche Roma ha fatto la sua parte durante il mio impegno di sindaco». Il primo a cominciare è Romano Prodi. Il premier da Parigi sulle prime commenta ecumenico: «Ci siamo mossi in modo unitario e il risultato è eccezionale». Subito dopo però ci ripensa e dice: «Certamente è stato un successo dellItalia e del governo», spingendosi poi persino a ipotizzare che, sì, vedrete, questa vittoria aiuterà Malpensa: «Giova al lavoro che vogliamo fare tutti perché la Lombardia, Milano e il Nord Italia siano al centro dei traffici e degli interessi mondiali». Silvio Berlusconi è a Torino, sè appena complimentato al telefono con la «bravissima» Letizia Moratti «per il grande successo»: «Grazie Letizia, viva Milano, viva lItalia», e non può credere alle sue orecchie: «Certo non è merito del governo di sinistra», scandisce. Se mai, avverte: la vittoria è arrivata «nonostante la vicenda dei rifiuti, dellimmagine dellItalia sotto limmondizia che è passata sugli schermi delle televisioni di tutto il mondo», e forse solo grazie al fatto che «i nostri rapporti con gli altri Paesi sono fatti di fiducia corrisposta: spero di esser stato anchio utile con la mia amicizia con tanti capi di Stato». Del resto, avverte, lItalia non può tirare un sospiro di sollievo, perché «un fatto positivo non ci può far dimenticare le difficoltà che ci troveremo ad affrontare una volta al governo». Immediata e stizzita la controreplica di Prodi: «Ci vuole sempre qualcuno che rovina le cose belle del Paese. Si vergogni», seguita dall«amarezza» di Veltroni e dall«invidioso» di Bobo Craxi. A mettere le cose in chiaro ci pensa un ruvido Umberto Bossi: «Se Milano fosse stata sconfitta la sinistra avrebbe usato la cosa come arma elettorale. E invece adesso è costretta a festeggiare».
Niente di più vero, là dove persino i più miti si entusiasmano per la «vittoria dellinteresse nazionale». Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta dice che «non poteva esserci notizia migliore», Massimo DAlema il ministro degli Esteri dimentica le stoccate al Nord degli ultimi giorni di campagna elettorale in Campania ed esulta: «Siamo un osso duro, ogni volta che ci candidiamo da qualche parte è molto difficile battere lItalia», Veltroni fa una telefonata calorosa alla Moratti e via così brindando. E se il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sottolinea limportanza della «cooperazione fra istituzioni», i problemi restano sul tappeto.
Malpensa in primis. Dice amaro Roberto Calderoli il vicepresidente del Senato che «tutto il mondo ha riconosciuto il ruolo di locomotiva a Milano e al Nord, possibilità solo mortificata dalla chiusura del proprio hub internazionale», e non è un caso che la Lega con Roberto Maroni e An con Ignazio La Russa ci tengano a sottolineare che i complimenti vanno «alla Moratti e alle istituzioni milanesi». Tono da ultimatum quello di Luigi Angeletti il segretario generale della Uil che adesso «speriamo che Milano abbia anche un grande aeroporto internazionale, ce ne sarà sicuramente bisogno per accogliere milioni di visitatori».
Nel giorno della vittoria per il «suo» Nord, il governatore della Lombardia Roberto Formigoni preferisce non polemizzare. «Malpensa si sarebbe ripresa comunque», rassicura. Poi invia un messaggio tanto elegante quanto chiaro: «È una vittoria per tutta lItalia.
paola.setti@ilgiornale.it
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