Berlusconi: con Fini e Casini il Partito del popolo italiano

Il premier parla al congresso del Ppe e battezza la nuova aggregazione per tutti i moderati. Il leader Udc frena: prima vinciamo le elezioni

Adalberto Signore

da Roma

L’unico fuoriprogramma rispetto alla bozza d’intervento che aveva fatto limare con cura dall’ufficio diplomatico di Palazzo Chigi, Silvio Berlusconi se lo concede appena salito sul palco del Congresso del Ppe. Quando, dopo aver ringraziato i vertici del Partito polare europeo «anche a nome di Fini e Casini», lancia il suo appello ai moderati. Con un obiettivo: «Mettere insieme le nostre forze in un movimento politico che riesca a realizzare in Italia un grande partito di moderati, che possa prendere il nome di Partito del popolo italiano, che segni la storia della politica dell’Italia e sia a immagine e somiglianza del Ppe». Uno «strappo» al copione, il suo, che non poteva non pesare nel dibattito politico italiano.
Così, mentre a Roma una dozzina di capi di governo e l’intero stato maggiore del Ppe si schierano a fianco della Casa delle libertà in vista del voto del 9 e 10 aprile, nel centrodestra si apre il dibattito sul partito unico. Un primo segnale Berlusconi l’aveva già dato in mattinata, quando smentendo alcune ricostruzioni apparse sui giornali aveva ribadito la sua «stima» agli alleati. Salvo poi in serata tornare sull’argomento con un occhio particolare ai centristi: «L’unico errore dell’Udc - ha detto il premier - è stata la par condicio, per il resto non è mai venuto meno il mio sostegno agli alleati».
Poi, dal palco dell’hotel Cavalieri Hilton, l’appello ai moderati (il Partito del popolo italiano, dirà in serata, «può essere una buona sigla»). Che vede il leader di An un po’ tiepido («dov’è la novità... »), mentre non pare far breccia nell’Udc. «Pensiamo prima a vincere le elezioni. E comunque - dice Casini rievocando un termine caro a Marco Follini - l’ipotesi di riunire i moderati deve essere perseguita non in continuità ma in discontinuità con questa fase politica e organizzativa. Questo è il presupposto per un nuovo partito dei moderati». Eloquente, invece, il commento dell’ex segretario dell’Udc: «Un conto è un partito popolare, tutt’altro conto è un partito populista».
Insomma, la questione - come era peraltro scontato - è archiviata fino al voto, con i diretti interessati (da Berlusconi a Fini, ieri «ospite interessato» del Ppe, fino a Casini) favorevoli nel merito ma decisi a discutere a lungo del metodo. «Il problema - sintetizza un esponente Udc - non è il “se” ma il “come”».
Prima dell’intervento del premier, dai vertici del Ppe arriva pure un vero e proprio plebiscito di incoraggiamenti per la Casa delle libertà. Al punto che il «solitario» Clemente Mastella invoca invano «almeno un po’ di par condicio». «Noi siamo al vostro fianco - dice il tedesco Hans-Gert Poettering, capogruppo del Ppe, rivolgendosi in italiano a Berlusconi e Casini, ma pure all’“ospite” Fini - affinché i valori che rappresentate vincano ancora». Agli auguri si unisce il presidente del partito, Wilfried Martens, anch’egli favorevole al partito unico dei moderati: «Con molta pazienza e coraggio si può arrivare a creare un Partito popolare in Italia che per ammissione di tutti avrebbe un’influenza determinante». Auguri al «caro Silvio» anche dal cancelliere tedesco Angela Merkel e dal ministro dell’Interno francese Nicolas Sarkozy, mentre il cancelliere austriaco Wolfgang Schuessel ribadisce che in Italia e in Europa «c’è bisogno di centro».
Il premier, poi, ribadisce quella che è una sua vecchia convinzione, corroborata da un sempre più saldo rapporto con la Casa Bianca. «Non credo - spiega in un’intervista ad Alice che non è però andata in onda a causa del forfeit dell’ultim’ora di Berlusconi - che gli Usa possano guardare con simpatia a chi ha nella propria coalizione dei partiti che sono non solo contro il sistema di mercato, anti-Europa e anti-Alleanza atlantica, ma anche contro gli Usa di cui bruciano la bandiera nelle manifestazioni».

Nessun dubbio, invece, sulla manifestazione unitaria con cui la Casa delle libertà chiuderà la campagna elettorale, in programma il 7 aprile a Napoli. «Non è mai stata in discussione. Casini - spiega il premier - mi ha assicurato che ci sarà».

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