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Berlusconi a Gheddafi: arrenditi, basta sofferenze

RomaSilvio Berlusconi lancia un appello a Muhammar Gheddafi, dovunque egli sia: «Chiediamo al colonnello Gheddafi di porre fine a ogni inutile resistenza e di risparmiare, in questo modo, al suo popolo ulteriori sofferenze», è l’accorata invocazione del premier italiano, che come tutti i leader mondiali sta seguendo con apprensione l’evolversi della situazione a Tripoli e nel resto del Paese che si affaccia sul Mediterraneo, e anzi con qualche patema in più, visti gli storici legami tra la Libia e l’Italia. Berlusconi ha ormai archiviato un regime con il quale il nostro Paese negli ultimi anni aveva stretto rapporti piuttosto stretti ma che ormai non ha più futuro, e piuttosto è preoccupato che il paese libico trovi al più presto pace e stabilità: «Il Consiglio Nazionale Transitorio e tutti i combattenti libici impegnati a Tripoli stanno coronando la loro aspirazione a una nuova Libia democratica e unita. Il governo italiano è al loro fianco», garantisce il premier italiano, che poi esorta «il Consiglio Nazionale Transitorio ad astenersi da ogni vendetta e ad affrontare con coraggio la transizione verso la democrazia con spirito di apertura nei confronti di tutte le componenti della popolazione».
Nel pomeriggio Berlusconi ha poi avuto un colloquio telefonico con il primo ministro del Cnt libico, Mahmud Jibril. Nel corso della telefonata il premier italiano si è complimentato «per la rapida avanzata delle forze del Cnt, riconfermando l’impegno dell’Italia a sostegno delle nuove autorità per la costruzione di una Libia democratica e unita». Il presidente del consiglio italiano ha anche ribadito «apprezzamento per la determinazione del Cnt a evitare qualsiasi vendetta e ha auspicato che la Libia possa presto avere un governo che rappresenti tutte le componenti del Paese». Jibril ha ringraziato calorosamente l’Italia per l’appoggio dato, sottolineando il particolare significato del sostegno assicurato dall’Italia «la cui vicinanza al popolo libico ha radici profonde». Nel corso del colloquio i due leader si sono dati appuntamento a un incontro che dovrebbe avere luogo nei prossimi giorni in Italia.
Il nuovo ordine libico non dovrebbe avere conseguenze sul trattato di amicizia italo-libico, siglato tre anni fa dallo stesso Berlusconi e da Gheddafi. Un accordo che «potrà essere aggiornato o limato, ma ha valore e non può essere ignorato», garantisce il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica. Il trattato di amicizia e collaborazione tra i due Paesi, firmato il 30 agosto 2008 a Bengasi, prevede accordi per 5 miliardi di dollari in 20 anni per chiudere il contenzioso sul passato coloniale del nostro Paese in Tripolitania e Cirenaica.

Nei mesi scorsi, dopo l’inizio della rivolta anti-Gheddafi, il ministro degli Esteri Franco Frattini aveva detto che il Trattato era «sospeso di fatto» per mancanza di un interlocutore, ma che sarebbe ripreso con «la nuova Libia». Volontà confermata anche dai leader del Cnt libico, che hanno più volte assicurato che gli accordi del Trattato sarebbero stati rispettati una volta caduto Gheddafi.

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