nostro inviato a Lisbona
«Piano A» e «Piano B». Il primo: «Ottenere una fiducia con buoni numeri che ci consentano di governare». Il secondo: «Tornare dagli elettori ». Concluso il vertice Nato di Lisbona, davanti alle domande dei cronisti, Silvio Berlusconi sintetizza così il suo approccio al voto di fiducia in programma in Parlamento il 14 dicembre. Con una certezza: se si dovesse andare a elezioni anticipate «avremo un’ottima affermazione sia alla Camera che al Senato». «Anche senza Fini?», chiedono i giornalisti. «L’avremo con un’alleanza di vero centrodestra ». Insomma, chiosa in maniera eloquente Ignazio La Russa, «a buon intenditore poche parole». Berlusconi, dunque, conferma la linea degli ultimi giorni. Ora che l’ipotesi di un esecutivo tecnico in caso di crisi di governo sembra essersi arenata sulle perplessità del Quirinale - scatenando le ire di Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini, ma anche una telefonata sul Colle pare non troppo cordiale da parte di Massimo D’Alema -la strada è quella di puntare a ottenere la fiducia. «Non uno o due voti in più», spiega il premier. Ma una maggioranza che «abbia un pieno mandato a governare e fare le riforme ». Numeri che potrebbero arrivare se davvero s’intavolasse un confronto con Marco Pannella (che ha dalla sua sei deputati). La trattativa, in verità, sembra ancora lontana dall’essere aperta a parte una visita del deputato Mario Pepe in quel di Torre Argentina. Ma su molti temi- la giustizia in primo luogo - un’intesa si potrebbe trovare. Anche se resta il nodo della questione etica e del prevedibile ostracismo della Lega ( che causa Radicali stava per veder saltare la poltrona di Roberto Cota) edell’area ciellina del Pdl (stessa fine stava rischiando Roberto Formigoni). Insomma, insiste Berlusconi, «se sarà possibile continueremo altrimenti credo che nulla possa opporsi al ritorno daglielettori». Un deciso «no», seppure tra le righe, a qualsiasi ipotesi di governo tecnico, anche quella ventilatanegli ultimi giorni di un esecutivo ponte che affronti la crisi economica in atto, magari guidato da Mario Draghi oMario Monti. Anche perché nel caso di elezioni anticipate il premier si dice assolutamente ottimista. «L’ultimo sondaggio - dice - mi dà al 56% del gradimento. Sono il primo in Europa per l’apprezzamento dei suo popolo». E a chi gli chiede se visti i successi sul fronte internazionale ieri le lodi pubbliche sia di Barack Obama che di Dmitri Medvedev- non si senta incompreso in Italia, il Cavaliere risponde con un sorriso: «Semmai sono incompreso solo dacoloro che hanno capito che la mia presenza in politica è un ostacolo insormontabile per consentire alla sinistra di tornare al potere». E neanche Fini o la vicenda Carfagna sembrano scalfire il buon umore di Berlusconi. Il presidente della Camera? «Sono sereno, mi sembra che si stia cominciando a capire che bisogna essere responsabili ». E lo strappo del ministro delle Pari opportunità? «Non mi ha fatto tribolare», risponde definendola con un certo distacco «la signora Carfagna ». In verità, il caso Carfagna è molto più di una minaccia di dimissioni. Potrebbe essere, infatti, l’inizio di una vera e propria resa dei conti dentro il Pdl, visto che tutti i ministri di Liberamente (Frattini, Gelmini, Prestigiacomo e Galan) si sono schierati senza esitazione con lei. Che oggi, in un’intervista aIl Mattino ,attacca pesantemente i tre coordinatori del Pdl. Uno scontro sul quale Berlusconi sarà necessariamente costretto a mettere la testa, nonostante resti convinto che in questomomento i suoi sforzi dovrebbero essere concentrati sull’attività di governo. Con una particolare attenzione al palcoscenico internazionale, dove ha incassato i successi migliori. Non è un caso che a Lisbona il Cavaliere annunci che tra la fine di novembre e i primi di dicembre sarà «per sei giorni lontano dalla nostra amata penisola».
Il 29 e 30, infatti, è atteso a Tripoli per il vertice Ue-Africa, il 2 dicembre ad Astana ( in Kazakistan) per il summit Osce e il 3 a Sochi per il vertice Italia-Russia. Un modo per tirarsi fuori dalla mischia, perché se Fini dovesse decidere di alzare i toni della polemica sarebbe certamente più difficile farlo con un premier impegnato in vertici internazionali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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